Treno più bicicletta. Auto, parcheggio di prossimità, più metrò più monopattino. Aereo più car sharing più bicicletta. Le soluzioni integrate per rendere la mobilità più sostenibile e intermodale nelle città come negli spostamenti di lavoro tra una metropoli e l’altra sono sempre più flessibili ed organizzate. C’è consapevolezza del cambiamento, ci sono molti attori nuovi di questa transizione della mobilità urbana e della logistica. Eppure, il trasporto privato ancora stravince sui mezzi pubblici in Italia: l’87% dei cittadini lo utilizza almeno una volta a settimana. Se ne è parlato alla quarta edizione di ‘Wave – Smart Mobility Event’, all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis, a Roma.
«Gli intervistati ci dicono per lo più di usare regolarmente la propria auto, una parte consistente (il 57%) la usa con cadenza che potremmo definire quasi quotidiana, almeno quattro volte a settimana», sottolinea Lorenzo Pregliasco founding partner di YouTrend, che ha presentato una ricerca per Wave realizzata in tutta Italia e focalizzata sulle abitudini di trasporto e la scelta dei mezzi.
L’auto privata resta dunque la prima scelta. E poco consola che il secondo mezzo di trasporto più usato sia la bicicletta, a cui fa ricorso almeno una volta a settimana un italiano su tre (32%, ma solo uno su 10 pedala almeno quattro volte a settimana).
«Nella fascia sotto i 35 anni l’auto resta di gran lunga il mezzo più utilizzato più volte a settimana ma la percentuale va dal 40% (tutti i giorni) al 60%” (il 20% la usa qualche volta dal lunedì al venerdì)».
In quelle più piccole, sorpresa, la situazione è peggiore, perché nelle metropoli migliora la frequenza del trasporto pubblico.
E ci sono perfino casi virtuosi, come Bologna e Firenze, rivela Alessandro Felici, ceo di RideMovi, azienda con 40 mila mezzi in 40 città in 7 Paesi.
«Chi si chiede quale sia la città che funziona meglio in Europa per lo sharing – prosegue Felici – difficilmente direbbe che i capoluoghi di Toscana ed Emilia Romagna (partite con progetti concreti solo nel 2017-2018) siano prime in classifica per numero di utenti iscritti come per densità di mezzi destinati alla mobilità integrata sostenibile».
Basti pensare che gli iscritti al bike sharing sono tra il 130 e il 140% dei residenti. Questo perché centinaia di migliaia di persone sono pendolari che arrivano quotidianamente in queste città, lasciano il treno e prendono la bici. Non bastasse, le medie degli utilizzi orari sono il doppio di quelle di altre città. «Quanto a Roma non va male, è partita dopo ma va meglio di Milano al momento».
Tutto ciò non prescinde purtroppo dal fatto che, su scala nazionale la situazione in Italia è abbastanza sotto la media europea, sia per densità di mezzi sia per percentuali di utilizzo. Ed è molto peggio rispetto al Nord Europa. Questo nonostante negli ultimi dieci anni sia radicalmente cambiata l’offerta di mobilità alternativa integrata, specie sullo sharing.
Accade perché le alternative ancora toccano una fascia contenuta di popolazione, riguardano soprattutto le città grandi, dove comunque – sebbene auto in sharing e scooter a noleggio e bici aumentino – l’83% degli intervistati continua a dire di non usarle mai. Anche questa quota è sensibile al divario generazionale: sopra i 55 anni siamo intorno al 90% di non utilizzatori; tra i più giovani cresce l’utilizzo dei mezzi a noleggio. Ma attenzione, soltanto per gli under 35 la motivazione ambientale (voler inquinare meno) è in crescita nelle motivazioni.
Sulla scelta di continuare a preferire l’auto privata incidono numerosi fattori, ma soprattutto pesa la considerazione su quanto sia o non sia facile spostarsi. Per un terzo degli intervistati incidono il costo e il comfort del tragitto e rimane sempre cruciale per tutti il tempo di percorrenza. Eppoi c’è chi non ha alternative, come i residenti nelle piccole città. Nei comuni fino a 20 mila abitanti risulta importante la presenza di possibili alternative nel luogo di destinazione: arrivo in treno ma poi ho o non ho motorino o bici a noleggio per raggiungere il luogo di lavoro?
Lo scenario riflette la demografia del nostro Paese, dove la popolazione risiede per lo più in piccoli centri, dove spesso è più complesso muoversi senza mezzi propri.
Solo il 12% degli italiani vive in una delle sei città con più di mezzo milione di abitanti. Meno del 25% vive in città oltre i 100 mila abitanti. Oltre il 50% vive invece in comuni da meno di 25 mila abitanti. E i dati del sondaggio confermano che l’auto privata è usata meno da chi vive in città medio grandi (oltre 100 mila abitanti) rispetto a chi abita invece in centri più piccoli. Sempre nelle città medio grandi aumenta significativamente l’utilizzo del trasporto pubblico urbano
Risultano dunque strettamente connesse l’evoluzione delle aree urbane e il moltiplicarsi di nuove forme di mobilità, con un futuro di spostamenti sempre più intermodali: bus, tram, car sharing, bici elettriche e monopattini. E pesano sul futuro i contestati nuovi limiti nei centri storici per le auto a motore endotermico che scatteranno dal 2025.
Fonte: Corriere.it