Nell’intervista pubblicata su AmbienteNonSolo, l’architetta Maria Alessandra Segantini, cofondatrice dello studio C+S Architects, riflette sul legame profondo tra architettura, rigenerazione urbana e mobilità sostenibile.
Per Segantini, la qualità dello spazio pubblico è la “spina dorsale” delle città contemporanee: un luogo che genera relazioni, benessere e identità, e nel quale la mobilità pedonale e ciclabile diventa parte integrante della progettazione urbana.
«Restituire spazio alle persone significa restituire vita alla città», afferma Segantini, ricordando che ogni progetto di rigenerazione deve saper ricucire i tessuti urbani, favorendo percorsi sicuri e continui per chi si muove a piedi o in bici.
Tra gli esempi citati, il progetto per la rete ciclo-pedonale di Treviso, concepito per connettere le scuole e garantire accessibilità e autonomia agli studenti, mostra come l’architettura possa contribuire alla sicurezza e alla salute urbana, riducendo la dipendenza dall’auto privata e valorizzando il tempo “lento” degli spostamenti quotidiani.
La sua visione della “città al femminile” integra cura, inclusione e attenzione alle fragilità come criteri di progettazione. «Dobbiamo imparare dai lupi», racconta, «che mettono i soggetti più fragili a dare il ritmo al branco».
In questo senso, l’architettura diventa strumento di equità e giustizia spaziale, capace di restituire alle comunità spazi accessibili e accoglienti, dove muoversi in modo sostenibile non è un obbligo, ma un piacere.
Per Segantini, la mobilità dolce non è solo un tema tecnico ma un atto culturale e sociale: la base su cui costruire città più sane, belle e resilienti.
fonte: Ambientenonsolo