Tra fine 2023 e 2024, la Polizia locale ha scovato 50 furbetti delle multe «per utilizzo di targa alterata». In circa 30 casi l’Ufficio verifiche di via Friuli ha sequestrato le targhe bloccando la circolazione del veicolo. Nei restanti casi è stato richiesta la collaborazione di altri organi di polizia competenti.
Il metodo è collaudato. Piccole manomissioni sulla targa, magari usando nastro adesivo oppure vernici, che trasformano una lettera o un numero o la rendono illeggibile. Il caso più rilevante è quello di un proprietario di veicolo che ha collezionato quasi 100 infrazioni grazie alle telecamere per le quali non era possibile dare seguito al procedimento sanzionatorio in quanto la targa non risultava censita. Si trattava principalmente di ingressi in Area C senza pagamento o in altre ztl in mancanza di autorizzazione. I danni patrimoniali e non, sono stati quantificati in oltre 8.000 euro.
Grazie agli incroci delle banche dati è stato beccato. «Alterare una targa o un documento amministrativo come il modulo di pagamento della sanzione — dice il comandante della Polizia locale, Gianluca Mirabelli — è un reato grave le cui conseguenze per chi lo fa sono spesso sottovalutate. Così modificare una targa pare quasi solo una bravata, una veniale furbizia. Ma non è così. Oggi grazie a una migliore gestione del processo sanzionatorio e alla condivisione delle banche dati non è difficile per un buon investigatore risalire a chi ha commesso una vera e propria truffa ai danni di un altro cittadino, della collettività e dell’amministrazione». Le violazioni contestate sono quelle previste dall’articolo 100 del Codice della Strada in relazione alla truffa e falso come previsto dal Codice penale. Con pene che arrivano a prevedere la reclusione dai 6 mesi ai 3 anni, oltre al rimborso di quanto dovuto al Comune per i mancati introiti e che potrebbe prevedere anche la confisca del veicolo.
Un caso particolare è quello delle targhe clonate, ossia le targhe fabbricate ex novo con l’intento di apparire identiche a quelle originali. I malintenzionati le reperiscono attraverso il web con scopi differenti: per omettere il pagamento di sanzioni ma anche per commettere altri reati rimanendo nell’anonimato. In questo caso la targa clonata viene montata su un’auto corrispondente «all’originale» e le verifiche vengono effettuate anche con le case di produzione, oltre che con la motorizzazione. Un altro capitolo è quello che riguarda i social. I ghisa si sono imbattuti in dei video di giovani neopatentati su Tik Tok, impegnati in un’attività di divulgazione non propriamente scientifica. Quattro giovani tra i 25 e 30 anni, sono stati trovati intenti a «formare» i follower su come alterare la targa per sfrecciare in autostrada senza essere beccati. La notizia di reato all’autorità giudiziaria ha prodotto l’immediata rimozione dei video: art. 414 del Codice penale, istigazione a delinquere, il reato ipotizzato per aver esaltato la condotta criminosa consistente nell’alterazione della targa. Meglio, ma molto meglio, pagare.
Fonte: Corriere.it