Quindici morti in strada dall’inizio dell’anno. La giornata nera delle strade di Milano ha riacceso il faro sulla scia di incidenti che continuano a colpire gli utenti deboli. Quattro morti in bicicletta e una su un triciclo si sono già registrati dall’inizio dell’anno.
Via Padova e viale Monza sono le strade più “pericolose” della città, secondo il dossier di Amat che, sulla base degli incidenti avvenuti tra il 2017 e il 2021, ha stilato un elenco di 56 arterie con l’incidentalità più alta per gli utenti deboli. Via Padova, per esempio, in cinque anni, ha totalizzato 479 sinistri, tra cui 105 pedoni e 90 ciclisti investiti. Nell’elenco ci sono anche via Ripamonti, viale Umbria, via delle Forze Armate e viale Tibaldi.
Una fotografia nitida dell’incidentalità a Milano la restituisce il 2023. Secondo gli ultimi dati pubblicati nel portale Opendata del Comune, sono stati 7.558 i sinistri con almeno un ferito lo scorso anno. Dopo il crollo durante il periodo del Covid, la curva degli infortuni stradali sta tornando a risalire.
Nel 2020, gli incidenti erano stati appena cinquemila. Nel 2019, invece, i sinistri erano stati 8.118. Più di dieci anni fa, nel 2003, con le strade più congestionate, si registrarono 9.635 incidenti in un anno.
Ma è la conta dei morti, soprattutto, ad avere avuto un’impennata lo scorso anno: in totale a Milano hanno perso la vita 42 persone, tra tutti gli utenti della strada, automobilisti compresi. Mentre nel 2019 i morti si erano fermati a 31.
Non cala nemmeno il numero degli utenti deboli coinvolti. I pedoni e ciclisti infortunati rappresentano una percentuale sempre più alta rispetto alla totalità degli incidenti. Sono state investite nel 2023 1.134 persone a piedi. Mentre i ciclisti travolti in strada sono stati 954. Tra questi si contano ben sei morti.
Per trovare un numero così alto di decessi sulle due ruote, bisogna riavvolgere il nastro fino al 2010, quando persero la vita sette ciclisti. Triste periodo per le due ruote anche quello tra il 2021 e il 2022, quando c’è stato un picco di incidenti che hanno coinvolto le bici:più di mille utenti all’anno sulle due ruote sono rimasti infortunati. Ma anche la conta dei decessi dei pedoni dello scorso anno è funesta: 17 persone morte mentre attraversano a piedi la città.
«Durante il Covid — spiega Luca Studer, docente responsabile del laboratorio Mobilità e trasporti del Politecnico — c’era stato un calo degli incidenti dovuto alla riduzionedegli spostamenti in città. Oggi il numero è in ripresa. La congestione stradale è diminuita rispetto ad anni fa, ma è aumentata la velocità dei veicoli. Si sta meno fermi in colonna nel traffico e dunque si corre anche di più. E le vittime ora sono soprattutto gli utenti deboli, che ormai vengono coinvolti in quasi i 2/ 3 degli incidenti stradali ». Diverse le soluzioni per cercare di ridurre il numero dei sinistri. « La velocità è sicuramente un fattore su cui bisogna intervenire — spiega Studer — . È scontato, infatti, che la pericolosità di uno scontro sia inferiore a velocità più ridotta. Dall’altro lato, bisogna anche proteggere gli utenti vulnerabili, con ciclabili protette dove si può, e renderli più visibili in strada».
La mappa degli incidenti dell’anno scorso racconta che la maggioranza dei sinistri avviene nell’area che va dalla circonvallazione della 90/ 91 fino ai confini del Comune: 4.388 scontri, più della metà degli incidenti. Protetta dai sinistri è invece la Cerchia dei Navigli, all’interno della quale si sono registrati solo 219 infortuni stradali. Tra le mura spagnole fino alla circonvallazione della 90- 91, invece, sono stati 2.186. Il Municipio 3, tra Loreto, Città Studi e Lambrate, conquista la medaglia nera degli incidenti, classificandosi al primo posto per numero di sinistri: 1.014 in un anno. Mentre la Zona 2 è la parte della città che ne ha collezionato meno: 567 nel 2023.
Sono gli incroci e le intersezioni i punti più delicati che hanno registrato oltre 3.800 scontri: 547 pedoni sono stati investiti agli incroci e 441 ciclisti. «Un’altra persona — ha commentato il consigliere comunale, Marco Mazzei — investita e uccisa sul marciapiede, mentre aspetta di attraversare la strada. Chi lo ha investito forse ha avuto un malore, ma non credo andasse a 30 chilometri all’ora. Se non impariamo ad andare più piano, non ce la facciamo. E tutte le strade devono essere pensate e ripensate per andare piano, non il contrario».
fonte: Repubblica Milano