«Fermiamo la strage stradale riscrivendo insieme il nuovo Codice della Strada». Lo chiedono e lo scrivono in una lettera inviata al presidente del Senato e a tutti i senatori e senatrici decine di associazioni, fondazioni, genitori e parenti di persone, ragazzi, bambini, che hanno perso la vita in strada, uccisi da un’auto, un camion, un mezzo che li ha travolti, magari mentre si trovavano sulle strisce stradali o addirittura su un marciapiede.

Dopo l’approvazione alla Camera, il disegno di legge di riforma del Codice della strada ora è al Senato dove comincerà il suo iter prima di arrivare all’approvazione definitiva. Per questo le associazioni si rivolgono a tutti i senatori, affinché venga approvata un nuovo Codice, «di cui l’Italia ha un bisogno urgente», ma «ben diverso da quello appena approvato».

«Si tratta di decidere – scrivono le associazioni – se volete dare o meno priorità alla protezione della vita, siete ancora in tempo a farlo». Le 26 associazioni firmatarie della lettera giudicano negative in particolare alcune misure che secondo loro «vanno manifestamente contro le evidenze scientifiche di sicurezza stradale».

Tra queste la possibilità lasciata al governo di aumentare i limiti di velocità, quando «è proprio la velocità una delle primissime cause di incidentalità mortale». Quindi no allo stop del cumulo di infrazioni registrate da autovelox sullo stesso tratto, ad esempio, ma anche no alla limitata autonomia lasciata ai comuni di introdurre aree pedonali o ztl o realizzare nuove infrastrutture ciclabili.

C’è poi il limite all’uso degli autovelox, fissato nel decreto Autovelox, «che ne rende impossibile l’uso in ambito urbano, dove servirebbero di più», e la questione delle Zone 30 che, con un altro decreto ministeriale, riduce la possibilità di introdurre il limite dei 30 chilometri orari solo per alcune strade urbane, diversamente da quanto sta succedendo in maniera sperimentale in alcune città d’Italia, come Bologna.

Con le nuove orme, scrivono ancora le associazioni, «si raffigura un mondo al contrario dove complicando l’introduzione di aree a traffico limitato e pedonali, rendendo sostanzialmente impossibile l’installazione di autovelox, riducendo le opzioni per i progettisti per creare piste ciclabili le strade dovrebbero diventare misteriosamente più sicure, invece che scientificamente più pericolose».

Fonte: Corriere.it