Ridurre il numero di veicoli in circolazione nelle città, potenziare ed elettrificare il trasporto pubblico, promuovere la mobilità in bicicletta e a piedi, ridefinire la ripartizione modale verso opzioni sostenibili. Tutto entro il 2030. Gli obiettivi europei nel medio e lungo termine per abbattere le emissioni e trasformare il sistema dei trasporti in chiave green e digitale sono concreti e ambiziosi.

Eppure, secondo quanto emerge dal rapporto Mobilitaria 2023, realizzato da Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), molti centri urbani italiani presentano ancora ritardi significativi rispetto alle linee guida comunitarie.

Fra le città metropolitane, Catania è quella più lontana dall’obiettivo europeo di mobilità sostenibile al 2030, con un deficit del 76%, seguita da Reggio Calabria (75%) e Palermo (73%). Una situazione che richiede un cambio di rotta radicale e tempestivo.

Ma a che punto sono le grandi città urbane nella strada verso la decarbonizzazione? E quali sono i nodi più critici?

Rapporto Mobilitaria 2023: il nuovo “deficit di mobilità sostenibile”

La sesta edizione del rapporto rileva, per la prima volta, il “deficit di mobilità sostenibile” di 14 città metropolitane italiane, ovvero la distanza tra la situazione attuale e gli obiettivi di decarbonizzazione e vivibilità urbana al 2030. Un indice sintetico che include la media dei valori di cinque indicatori chiave: l’offerta di trasporto pubblico non inquinante e la quota di autobus elettrici, la densità di piste ciclabili rispetto al numero di abitanti, il numero complessivo di veicoli in sharing – auto, biciclette, monopattini e scooter elettrici – ogni 10mila abitanti, il tasso di motorizzazione ogni mille abitanti e infine la ripartizione modale attuale rispetto all’obiettivo del 65% di mobilità sostenibile (aggregando trasporto pubblico, mobilità attiva e mobilità condivisa).

Il risultato è un’analisi comparativa che fotografa l’evoluzione del sistema dei trasporti in previsione dell’obiettivo di decarbonizzazione al 2030, sebbene solamente cinque città (Bologna, Firenze, Milano, Roma e Torino) aderiscano alla missione NetZero2030 proposta dalla Commissione Europea, mentre le altre – Bari, Cagliari, Catania, Genova, Messina, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Venezia – facciano riferimento al 2050, anno entro cui l’Unione europea intende raggiungere la neutralità climatica con il Green Deal.

La classifica delle 14 città metropolitane: Milano è la più virtuosa

Secondo l’indagine, Milano è la città metropolitana italiana più vicina ai target europei di mobilità sostenibile al 2030, registrando un deficit del 32% (pur difficile da colmare), seguita nell’ordine da Firenze (ritardo del 47%), Venezia (51%), Bologna (52%), Roma (53%), Torino (54%), Napoli (56%).

Nello specifico, il capoluogo lombardo mostra segnali incoraggianti, grazie anche alle strategie implementate negli ultimi anni, sui fronti della mobilità condivisa, della ripartizione modale e del trasporto pubblico, mentre arranca ancora sul versante della motorizzazione privata e della mobilità attiva.

A preoccupare i risultati di Catania, che chiude la classifica con un ritardo del 76%. Un disavanzo che si aggrava ulteriormente se si considera la mobilità condivisa, ambito nel quale la città siciliana segna un deficit del 99%. Ben lontane dagli obiettivi europei di decarbonizzazione, anche Reggio Calabria (75%), Palermo (73%), Bari (71%), Messina (69%), Genova (69%) e Cagliari (66%).

Verso il 2030: la lunga strada della decarbonizzazione

In generale, tra il 2015 e il 2020, nei centri urbani presi in esame si sono registrati incrementi ridotti nelle reti di metropolitane e tram ecologici, mentre si è osservato un aumento significativo delle reti filoviarie, che sono passate da 127 a 180 chilometri complessivi.

Nel 2020, la maggioranza delle flotte di autobus (62%) era composta da veicoli più inquinanti, con una situazione particolarmente critica a Cagliari, Napoli e Catania. I capoluoghi delle 14 città metropolitane, hanno in media 1,5 km di ciclabili ogni 10mila abitanti, molto al di sotto dell’obiettivo ideale di almeno 10 chilometri.

Una disponibilità di infrastrutture per la ciclabilità ben lontana da quanto presente in altre città europee come Helsinki (20 km) e Amsterdam (15 km).La presenza di automobili per abitante è aumentata in quasi tutte le città nel periodo 2016-2021, mantenendo l’Italia tra i paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione.

Per quanto riguarda la ripartizione modale dei trasporti, secondo i dati forniti dall’indagine Audimob di Isfort e rielaborati nei rapporto Mobilitaria, l’obiettivo di ridurre la quota di spostamenti effettuati con mezzi motorizzati privati al di sotto del 35% del totale appare ancora lontano: nel periodo 2017-2019 la quota quota variava infatti dal 51% a Genova al 76% a Reggio Calabria e Messina.

Infine, come emerge dai dati annuali gestiti dall’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione dell’Ambiente (Ispra), l’incidenza delle emissioni da trasporto stradale è passata dalle 31.468 kt del 1990 (21%) alle 32.372 del 2019 (34%). Una situazione diversificata tra le 14 città metropolitane, con Bologna e Roma che registrano i maggior incrementi (+50%), che richiede azioni concrete per diminuire del 55% al 2030 le emissioni o addirittura azzerarle, come si sono impegnate a fare le città NetZero2030.

Il ruolo dei Pums

Tra gli strumenti chiave per promuovere la decarbonizzazione e affrontare le sfide legate alla mobilità, spiccano i Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, esaminati nel dettaglio per ogni città metropolitana all’interno del rapporto Mobilitaria.

L’origine dei Pums può essere ricondotta al 2013, quando la Commissione Europea ha introdotto il Pacchetto sulla mobilità urbana per attribuire ad attori ed enti locali la responsabilità per l’adozione di misure volte a perseguire una mobilità più sostenibile nelle città. In Italia, la loro adozione è stata resa obbligatoria per i comuni con più di 100mila abitanti, ad eccezione delle città metropolitane che avevano già sviluppato i propri piani.

Secondo i dati dell’Osservatorio Pums aggiornati a settembre 2023, il totale dei piani strategici ammonterebbe a 211, con 76 documenti approvati, 56 adottati mentre 79 risultano ancora in redazione. I piani mirano principalmente a ridurre le emissioni di CO2 e la congestione stradale, a promuovere la mobilità condivisa, nonché ad eliminare i veicoli più inquinanti e a diminuire il tasso di motorizzazione.

fonte: Il Sole 24 Ore