Siamo lontani dalla svolta positiva e decisiva per il trasporto pubblico che resta una delle principali sorgenti di inquinamento: è questa la sintesi del rapporto MobilitAria 2023, realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA) e che ha analizzato i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2022 nelle 14 città metropolitane italiane. Lo scorso anno è stato significativo, come si legge nel rapporto in quanto «essendo transizione post biennio 2020-2021 di fase acuta della pandemia da Covid-19, si è registrata una risalita della mobilità urbana. Il trasporto pubblico stenta a riprendersi dalla drastica riduzione dei passeggeri, in seguito alle limitazioni sanitarie. L’auto è rimasta la protagonista degli spostamenti urbani, non raggiungendo i livelli 2019 influenzati da lavoro agile e smart working. Allo stesso modo, per la mobilità attiva a piedi e in bicicletta è ancora da verificare la sua crescita nei prossimi anni».
Deficit di mobilità sostenibile
Il risultato è che molti centri urbani italiani presentano ancora ritardi significativi rispetto alle linee guida comunitarie entro il 2030: ridurre il numero di veicoli in circolazione, potenziare ed elettrificare il trasporto pubblico, promuovere la mobilità in bicicletta e a piedi, ridefinire la ripartizione modale verso opzioni sostenibili. La sesta edizione del rapporto è stata più significativa del solito perché ha rilevato, per la prima volta, il “deficit di mobilità sostenibile” ovvero la distanza tra la situazione attuale e gli obiettivi di decarbonizzazionee vivibilità urbana al 2030. L’esame ha considerati l’offerta di trasporto pubblico non inquinante e la quota di autobus elettrici; la densità di piste ciclabili rispetto al numero di abitanti; il numero complessivo di veicoli in sharing – auto, biciclette, monopattini e scooter elettrici – ogni 10mila abitanti; il tasso di motorizzazione ogni mille abitanti; la ripartizione modale attuale rispetto all’obiettivo del 65% di mobilità sostenibile (aggregando trasporto pubblico, mobilità attiva e mobilità condivisa).
Divario tra Nord e Sud
Dalla classifica di MobilitAria 2023, come emerge dall’indice sintetico rispetto all’obiettivo europeo 2030, troviamo Milano che con -32% si avvicina di più ai target, contrariamente a Catania, che è la più lontana con -76% ed un grave deficit di mobilità sostenibile. Se entriamo nel merito dei diversi cinque indicatori emerge che Milano risulta essere la più vicina sul fronte della mobilità condivisa, ripartizione modale e trasporto pubblico, ma è ancora distante se prendiamo in esame la motorizzazione privata e la mobilità attiva. Catania, invece, risulta essere all’ultimo posto sul fronte della mobilità condivisa (-99%) e mobilità attiva (-98%), oltre che -77% relativamente al trasporto pubblico e -57% sulla ripartizione modale.
Gli sforamenti di PM10
Firenze, Torino, Venezia, Bologna, Roma e Napoli stanno nella prima metà della classifica e si avvicinano all’obiettivo sul fronte della ripartizione modale, ma sono ben distanti in genere ancora per il trasporto pubblico, mobilità attiva e mobilità condivisa. Invece, Cagliari, Genova, Messina, Bari, Palermo e Reggio Calabria sono tutte nella parte bassa della classifica e sono agli ultimi posti soprattutto per trasporto pubblico, mobilità condivisa e mobilità attiva, ovviamente ciascuna con le proprie specificità e punti di debolezza. Infine, sempre tra le 14 città italiane considerate nel rapporto, la situazione più critica sugli sforamenti giornalieri di PM10 è quella riscontrata nella città di Torino con 98 superamenti sui 35 massimi stabiliti per legge. Seguita da Milano con 84, Venezia con 70, Cagliari con 70. E con Napoli e Roma che, seppure di un solo giorno, superano anch’esse la soglia.
fonte: Corriere della Sera