Un taglio di risorse che colpisce il Mezzogiorno e un settore strategico per la qualità della vita nei centri urbani: il trasporto pubblico locale. È quanto denuncia la Filt Cgil a margine dell’approvazione definitiva alla Camera del Decreto Legge Asset che contiene misure, tra le altre, su infrastrutture e trasporti.
“Un emendamento al decreto – spiega Giuseppe Guagnano, segretario generale della Filt Cgil Puglia – modifica i criteri di riparto del Fondo Nazionale Tpl, passando da un modello di assegnazione delle risorse che parte dai servizi minimi previsti dalle Regioni, con una metà per coprire i costi standard e l’altra sulla base dei livelli di servizi, a un nuovo modello che non tiene conto di evidenti differenze tra territori, che va a standardizzare le ripartizioni prevedendo servizi aggiuntivi possibili solo in determinati contesti socio economici. Con un termine di adeguamento di due anni per favorire un progressivo allineamento delle Regioni all’obiettivo senza generare criticità di carattere finanziario. Senza regole chiare e risorse in questo settore, il rischio è che non cambi nulla. Questo produrrebbe un taglio per 40 milioni solo alla Puglia dal 2025 a vantaggio di Regioni del Centro e del Nord (Lombardia e Lazio in primis) e metterebbe a rischio servizi e investimenti previsti per il trasporto dei cittadini. È stata eliminata la previsione della quota del Fondo legata all’adeguamento inflattivo, questo Governo ha deciso che questo settore non è una priorità nell’agenda politica”.
Secondo il sindacato, quindi, si aggraverebbero i divari territoriali già esistenti anche nell’ambito del Trasporto pubblico locale. “Se il trasporto pubblico di Milano nel 2021 ha offerto ai propri cittadini 22 miliardi di posti, idem per Roma, Bari si ferma poco sotto il miliardo – si legge in una nota della Filt Cgil – Sarà difficile, con meno risorse, incentivare le persone all’utilizzo dei mezzi pubblici, per non parlare degli interventi che richiederebbe il rinnovo del parco mezzi per abbassare le emissioni. La regionalizzazione dei servizi con la Riforma del Titolo V ha prodotto l’incapacità di costruire un decreto su livelli adeguati di servizio perché le Regioni non si mettono d’accordo, ma il decreto non farà altro che danneggiare economie territoriali e servizi per i cittadini alimentando le disparità già oggi esistenti tra territori. A questo si aggiunge il disegno di legge sull’Autonomia differenziata che mette a rischio lo stesso Fondo Nazionale Tpl, con il ritorno alla compartecipazione fiscale e al caos ante 2012, anno di istituzione del Fondo”.
“Siamo in presenza di un inspiegabile accanimento del Governo sulla parte più debole del Paese, il Mezzogiorno, e questo decreto e le ricadute sul trasporto pubblico locale lo confermano – commenta Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia – A fronte di un programma di investimenti dell’Europa, tradotti nel Pnrr e pensati per colmare i divari territoriali tra Nord e Sud, assistiamo al taglio di importanti risorse e progetti in attesa di ipotetiche rimodulazioni, allo stesso modo avviene per i trasporti. Dal 2006 a livello comunitario si discute di mobilità sostenibile, ovvero programmazione di sistemi di trasporto che corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali dei territori, e che fa questo Governo? Standardizza le previsioni, sempre a danno del Sud. Con quel che ne consegue in termini di sostenibilità dei costi e quindi garanzie occupazionali, ma anche minor impatto su riduzione inquinamento, salute pubblica, risparmio energetico. Viene da chiedersi se il Governo è dentro la cornice delle politiche europee e se davvero ha senso un Ministro per il Sud e la Coesione che agisce puntualmente contro le legittime aspettative di questi territori”.
fonte: Bari Today