Sono lo spauracchio degli automobilisti e da qualche tempo anche le prede preferite di «Fleximan», l’appellativo affibbiato ai vandali che anche in provincia di Bergamo hanno iniziato ad abbattere, uno dopo l’altro, gli autovelox dislocati lungo le strade provinciali (gli ultimi episodi a Mapello e Albano Sant’Alessandro). Il dibattito montato dopo i casi di cronaca dei giorni scorsi va di pari passo con la questione delle Zone 30 istituite all’interno dei perimetri cittadini e che a qualcuno fanno storcere il naso. Al centro c’è il tema della sicurezza stradale e il tentativo delle amministrazioni comunali di alzare la soglia d’attenzione, senza però necessariamente intervenire con iniziative di repressione.

Le alternative agli autovelox ci sarebbero. Due su tutte: i semafori capaci di misurare la velocità dei veicoli passando al rosso in caso di superamento del limite di velocità, e i cosiddetti «cuscini berlinesi», dossi più stretti da installare lungo le strade per far rallentare auto e moto, ma non i mezzi di soccorso (che hanno il «passo» più largo e che potrebbero scavalcarli). Diffusi in tanti Paesi europei, dove hanno dato prova di efficacia, da noi questi dispositivi non sono mai stati omologati, lasciando così indietro l’Italia di almeno 30-40 anni.

A Bergamo ne servirebbero «a decine» secondo l’assessore alla Mobilità Stefano Zenoni, che ha deciso di rivolgersi al ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, che nei giorni scorsi si è espresso più volte sulla necessità di limitare sia il proliferare delle Zone 30 nelle città, sia quella che lui stesso ha definito «la giungla degli autovelox».

Aprire a queste altre possibilità, più gestibili ed efficaci, mi sembra una soluzione intelligente». Dossi e semafori per aumentare la sicurezza stradale in città: attorno a questa ipotesi, che sbloccherebbe una situazione di stallo che dura almeno da una decina d’anni, potrebbe delinearsi un’intesa – per la verità quasi inedita – tra il Governo di centrodestra e un’amministrazione comunale di centrosinistra. «Dato che su questo tema il ministro Salvini mi particolarmente sensibile, io credo che potremmo anche andare d’accordo – è l’auspicio di Zenoni –. Prima di arrivare ad immaginare autovelox dappertutto, bisognerebbe omologare tutto il possibile per rallentare in maniera efficace la velocità delle auto».

Le prime richieste di omologazione dei «cuscini berlinesi» e dei semafori speciali che si attivano in caso di superamento dei limiti di velocità, risale a una decina d’anni fa: «Il ministero avrebbe dovuto emanare i regolamenti di omologazione e attuazione nel giro di sei mesi – prosegue l’assessore –, ma non l’ha mai fatto e nel frattempo sono passati 4-5 governi». A Bergamo questi dispositivi potrebbero essere installati un po’ ovunque, sia lungo i 170 chilometri di Zone 30, sia sulle strade a scorrimento più veloce (dove per esempio sono stati aggiunti di recente dei semafori a chiamata), lungo le quali non si può derogare al limite dei 50 chilometri all’ora.

Ce ne sono già, a dire il vero, anche in alcuni Comuni della provincia, ma non essendo omologati in caso d’incidenti potrebbero creare non poche grane agli amministratori locali. «I semafori, in particolare – dice ancora Zenoni – si potrebbero installare in poco tempo e sarebbero molto più economici dei dossi, ognuno dei quali potrebbe costare alcune migliaia di euro». Tra poco più di 4 mesi in città si vota; difficile che un’eventuale risposta positiva del ministero all’ennesima sollecitazione di Palazzo Frizzoni possa arrivare in tempo, «sarebbe comunque un passo avanti – conclude Zenoni – rispetto a una questione che, parlando di sicurezza stradale, può trovare d’accordo anche l’opposizione».

Fonte: Comune Bergamo