Ancora bollino rosso, ancora misure emergenziali antismog in Emilia-Romagna, in tutte e nove le province: significa soprattutto stop alle auto più inquinanti (fino ai diesel euro 5), riscaldamento domestico abbassato a 19 gradi, una stretta ulteriore rispetto alle norme in vigore ogni anno da ottobre ad aprile.

Ancora oggi e domani (e poi si vedrà) dunque, in base alle rilevazioni dell’Arpae, è semaforo rosso, alla luce dei dati medi giornalieri registrati nella giornata di domenica: a Modena una centralina ha toccato i 101 microgrammi per metro cubo di polveri sottili, 99 a Piacenza, 97 a Rimini; a San Lazzaro 93, a Bologna la stazione a porta San San Felice è arrivata a quota 87.

Il limite previsto dalla legge è 50, da sforare al massimo 35 volte nell’arco di un anno, e molte città si sono già giocate gran parte di questo “ bonus” nelle prime settimane diquesto 2024 dall’aria pesante.

Per esempio Modena conta già 28 superamenti, Piacenza 25, le altre città superano o sfiorano quota 20; Bologna, con la provincia, finora è a quota 13. Al di là dei singoli numeri, è la fotografia complessiva dell’Emilia- Romagna che conta.

Nelle prossime ore, secondo le stime dell’Agenzia regionale per l’ambiente, la situazione non dovrebbe cambiare in maniera significativa. «In tutta la regione osserviamo valori elevati di polveri sottili ormai dal 20-21 gennaio, quando c’è stata l’ultima grande perturbazione atmosferica » , ragiona Vanes Poluzzi, responsabile del servizio qualità dell’aria di Arpae. Da quel momento in poi, «salvo per una breve perturbazione fra l’11 e il 13 febbraio, durata troppo poco per incidere, i valori sono andati oscillando, ma verso l’alto: è un mese che spesso abbiamo valori al di sopra dei 50 microgrammi per metro cubo, fino a sfiorare quota 100, e Bologna negli ultimi giorni vede valori sopra i 90».

Moltissimi sforamenti, insiste Poluzzi, «quasi tutta la pianura è stata investita. Solo in alta collina o in montagna i valori sono un po’ più bassi » . Statisticamente è proprio l’inverno la stagione più critica sul fronte dell’inquinamento dell’aria, «ma le condizioni che si sono verificate quest’anno hanno generato un periodo piuttosto critico » . Già, perché il meteo ci ha messo lo zampino: « Un mese di situazione anticiclonica è una condizione un po’ pesante » , sottolinea l’esperto. Aria calda in quota «ha generato il fatto di avere temperature molto alte in montagna, con la fusione di quasi tutto il manto nevoso in Appennino, e lo schiacciamento verso il basso » , ovvero in pianura, « dell’aria più fredda » : l’inversione termica, che porta ancora valori relativamente freddi di notte e di primo mattino.

«In queste condizioni accadono due fenomeni», elenca Poluzzi: «L’accumulodi inquinanti, che una volta emessi si concentrano in quello strato sottile di aria fredda che staziona vicino al suolo. Inoltre, cosa poco nota, in quello strato una serie di composti continuano a reagire, a formare nuove quantità di inquinanti, che viste le basse temperature si condensano e brinano e diventano una parte di quelle polveri sottili che osserviamo» .

Fonte: Repubblica Bologna