Lo spazio pubblico urbano è una risorsa scarsa e quindi preziosa. Quando una parte di questo viene “sottratta” all’uso delle automobili – per realizzare una pista ciclabile, una infrastruttura di trasporto pubblico, una pedonalizzazione – si manifestano proteste, fino ad arrivare a veri e propri “conflitti”.
In un post, che riproponiamo integralmente, gli animatori della pagina “Pillole di tram” affrontano il problema in un modo decisamente interessante.
È tutta colpa della ciclabile!
Ipotizziamo di essere in un quiz, il conduttore, dopo averci annunciato il lauto montepremi, ci rivolge la fatidica domanda: “Quale è il senso della corsia ciclabile in Saragozza?”. La risposta per vincere il montepremi è “L’utilità non esiste, sopra ci parcheggiano le auto, quindi la ciclabile è inutile e pericolosa”. Siamo però davvero sicuri che vincere il montepremi sia la via corretta per una città più vivibile e sicura per tutti gli utenti della strada?
“È tutta colpa della ciclabile!” è il mantra che quasi di continuo si sente sui giornali, nei bar e nelle discussioni social, ma quale sarebbe questa colpa? Qui consiste il pilastro su cui costruire la nostra discussione. La colpa della corsia ciclabile è quella di ritagliare una piccola porzione di 1-1.5 metri (più 0.5 metri massimo di margine rispetto alla striscia blu dei parcheggi) di strada per utenti diversi da quelli che utilizzano un veicolo a motore. Siamo abituati, seguendo un modello di città stile americano, a vivere la città in auto e a considerare gli spazi in base ai bisogni di cui la propria auto necessita. Il trovarsi una parte della corsia modificata in favore di una mobilità più attiva crea scompiglio in questo sistema di pensiero: tutte le colpe e le responsabilità si riversare sulla nuova infrastruttura di cui conosciamo poco.
Proviamo ad invertire i termini della domanda: “è colpa della sosta in doppia fila?” Se esploriamo questa prospettiva tutto si ribalta. Se ci esercitassimo a pensare ad una città diversa potremmo iniziare a vedere i comportamenti errati che attualmente vengono tollerati e alcune volte sminuiti.
VECCHIA PROSPETTIVA: La corsia ciclabile è pericolosa per i ciclisti!
NUOVA PROSPETTIVA: La corsia è resa pericolosa da chi ci parcheggia illegalmente, costringendo i ciclisti a immettersi sulla strada.
VECCHIA PROSPETTIVA: La corsia ciclabile non si dovrebbe fare, le ciclabili vanno fatte dove c’è spazio!
NUOVA PROSPETTIVA: La doppia fila è illegale, la corsia ciclabile è invece regolamentata dal Codice della Strada, si deve parcheggiare dove c’è spazio, non ovunque si voglia.
È tutta colpa della corsia ciclabile o forse le colpe stanno nelle nostre abitudini radicate? Spesso i media locali, la politica e la stessa opinione pubblica fa fatica a condannare la doppia fila, si leggono timide dichiarazioni, ma raramente prese di posizioni nette, e invece occorre cambiare rotta.
Se da un lato si possono evocare misure punitive, multe e controlli, dall’altro occorre avere anche misure costruttive: perché, ad esempio, non coinvolgere i cittadini spiegando i problemi che la doppia fila crea, sensibilizzando così la cittadinanza a comportamenti più rispettosi? Perché non avviare un dialogo con le attività commerciali spiegando loro che anche chi si muove a piedi, in bici o con i mezzi pubblici è o può essere un cliente e merita che i suoi spazi siano rispettati? Perché non avviare con le attività commerciali iniziative di premialità con cui offrire sconti per si muove in maniera più sostenibile? Spesso non serve attribuire colpe ad un’infrastruttura nuova o ritenerla inutile solo perché non ne capiamo il senso: a volte basta riflettere tutti insieme su che tipo di città vogliamo costruire.
La corsia ciclabile, infatti è un intervento per la ciclabilità utilizzato in Europa da molti anni e che si sta diffondendo in Italia. È un’alternativa alla ciclabile col cordolo. Tra i suoi vantaggi si trova la possibilità per il ciclista di svoltare a sinistra, mentre nella ciclabile col cordolo il ciclista si trova “incastrato” dal cordolo stesso, la possibilità di potere essere creata senza eliminare parcheggi, a differenza della ciclabile col cordolo, ed è meno costosa da realizzare. Gli svantaggi, che di fatto coincidono coi vantaggi del percorso in sede protetta, sono una minore protezione, soprattutto in caso di limiti di velocità come 60-70km/h (a volte anche 50km/h) e una difficoltà d’uso da parte di ciclisti meno esperti.
Sulla base di queste conoscenze, solitamente per un contesto urbano con molte svolte a sinistra possibili, un limite solitamente compreso tra i 30km/h e i 50km/h, con strade che non hanno larghezza costante e con la richiesta di mantenere più parcheggi possibili è una buona idea inserire la corsia ciclabile. In alcuni casi è anche l’unica possibilità visti gli esigui spazi urbani. Invece, al di fuori dei centri urbani si procede più spesso con la creazione di ciclabili col cordolo o separate, viste le velocità più alte consentite dal limite.
Non bisogna comunque dimenticarsi di mantenere percorsi ciclabili attraverso parchi ed eventualmente su marciapiedi per utenti meno esperti e più saltuari. Il ciclista che utilizza la bici ogni giorno invece apprezzerà di più itinerari più diretti e con meno deviazioni nei parchi e quindi itinerari anche su corsia ciclabile.
Foto di Patrizio Patrizi e da laciclabiledisaragozza