L’ex sindaca di Sestri Levante, Valentina Ghio, oggi deputata e vicepresidente alla Camera del Pd, annuncia battaglia sul tema delle piste ciclabili al ministro dei Trasporti e Infrastrutture, che ha preso di mira il mondo delle due ruote annunciando una rivoluzione del Cds che depotenzia il ruolo dei sindaci per realizzare nuove strutture e pianificare la mobilità dolce e impone cambiamenti tecnici, basandosi su una visione autocentrica della mobilità urbana.

Le piste ciclabili erano decollate durante la pandemia, quando giravano pochi mezzi, l’aria era più pulita e si pensava di più al concetto di rigenerazione urbana.

«Abbiamo fatto audizioni su audizioni. Questa riforma è vista con preoccupazione da tante associazioni di mobilità sostenibile, da Fiab a Legambiente, da Anci e pure dall’associazione vittime della strada, perché non va a incidere sulla prima causa di morte, che è la velocità. Ricordo che nel 2023 hanno perso la vita 440 persone tra ciclisti e pedoni e il 73% degli incidenti sono provocati da auto in un contesto urbano».

L’articolo 8 del codice mette sotto attacco la micromobilità. «L’aspetto più pesante è che si sono ammantati con il tema sicurezza, ma che deve essere il ciclista a dover stare attento… La riforma, non consente più la segnaletica orizzontale per i ciclisti nelle piste, viene bloccata l’applicazione, o comunque c’è una forte limitazione, del doppio senso ciclabile e ha ridotto il ricorso della “ casa avanzata » , spiega Ghio riferendosi all’area rossa riservata alla bici per poter svoltare davanti alla linea d’arresto delle auto.

Un attacco in piena regola alla mobilità dolce: le future piste ciclabili sono state “congelate” e quelle in fase di realizzazione se non risponderanno ai requisiti rischieranno di venire cancellate.

«Un altro atto grave – prosegue Ghio – è che i comuni sono stati privati difatto della possibilità di pianificare nuove corsie ciclabili perché il documento che disciplina come farle arriverà dopo l’approvazione del codice. Un colpo alla loro autonomia, insomma». Ma il regolamento con le linee guida per le ciclabili dovrebbe essere emanato dopo diversi mesi, quindi l’iter rallenterà ancora.

« Ciò si tradurrà in una riduzione della capacità tecnica e amministrativa dei comuni in materia di progetti e appalti di infrastrutture ciclabili. L’Italia nel 2020 aveva iniziato a renderedi stampo europeo le infrastrutture ciclabili, ora fa un passo indietro e, paradossalmente, indebolendo il tema delle piste, si indebolisce la sicurezza di chi le utilizza, quindi quel che vuole fare Salvini va in contrasto con il disegno di legge » .

« Solo il fatto che Salvini dica che la casa avanzata viene prevista solo per una strada che ha una sola corsia per senso di marcia, vuol dire non capire niente di corsie ciclabili » . La stoccata arriva da Romolo Solari, presidente Fiab-Amici della bicicletta di Genova. « Serve proprio quando ci sono più corsie. Prendiamo il caso dell’incrocio di via Cavallotti in Albaro. Se devo svoltare a sinistra in via Orsini e arrivo da destra, come faccio a passare davanti alle auto in sicurezza?». Fiab ha collaborato con il Comune alla mappa delle ciclabili. « Poi è fumo negli occhi l’obbligo di stare per sicurezza a un metro di distanza dal ciclista quando lo sorpassi: e se non c’è lo spazio che si fa?».

Genova punta a 150 km di corsi ciclabili entro il 2025. Una rete regolare o con la riforma-Salvini qualcuna andrà cancellata o rivista? « Le corsie sono state realizzando seguendo il piano della mobilità ciclistica approvato dal Mit prima di Salvini che ha un allegato su come progettare la mobilità sicura in cui vengono date indicazioni sulle misure e come devono essere fatte. Genova è stata una delle prime a partire seguendo proprio queste indicazioni, quindi non ci sono problemi, ma non posso parlare del futuro».

fonte: Repubblica Genova