AMT potrebbe essere costretta a un corposo rinnovo del suo parco mezzi entro la fine dell’anno: sono infatti un centinaio circa i bus dell’azienda di trasporto pubblico locale di Genova non a norma con le regole europee che rischiano lo stop.

Le norme dell’Unione Europea in realtà hanno decretato lo stop per tutti i mezzi di classe inferiore a Euro 4 già dal 1° gennaio 2023.

A dare maggior tempo per l’adeguamento, tuttavia, aveva pensato il governo, con una deroga inserita a fine 2022 nel decreto Milleproroghe. A quasi un anno di distanza, tuttavia, a livello nazionale sono molte le aziende di trasporto pubblico che non sono pronte a mandare in pensione i mezzi più vetusti. Il tempo da qui a fine anno ormai è poco, per cui è probabile che si richieda all’esecutivo una nuova proroga di questa scadenza impellente.

Non a caso, le tre principali associazioni che rappresentano il trasporto pubblico locale in Italia (ANAV, AGENS e ASSTRA, a cui è iscritta anche l’AMT Genovese) hanno portato in Senato le preoccupazioni in merito alla scadenza della prescrizione europea. Non è solo una questione di tempistiche: la maggior parte delle aziende di tpl in Italia rimangono in difficoltà a quadrare il bilancio su cui pesano gli strascichi delle perdite causate dalla pandemia e dai rincari di carburante ed energia elettrica.

Nella nota presentata dalle associazioni in Senato, si legge: «Solo per l’effetto del Covid si sono persi a livello nazionale ricavi per 1,62 miliardi nel 2020, per 1,57 nel 2021, 800 milioni tra il 2022 e l’inizio del 2023, con prospettive di recupero non prima del 2025». A livello nazionale, si stima che i rincari per l’energia si avvicino a 450 milioni di deficit aggiuntivo solo per l’anno 2023.

AMT è tra le aziende del trasporto pubblico virtuose

In questo quadro a tinte fosche, la società genovese si trova in una posizione migliore rispetto alle corrispettive aziende di altre città. AMT ha infatti chiuso l’ultimo bilancio con dei numeri positivi, per quanto non eccezionali, anche grazie al Fondo nazionale trasporti (Fnt). A fine 2022 i ricavi da bigliettazione dell’azienda valevano 55 milioni, con +10% circa rispetto all’anno precedente. Questa crescita dei titoli di viaggio acquistati è stata possibile anche grazie al servizio parzialmente gratuito (ascensori e funicolari e fasce orarie della metro), oltre al bonus trasporti attivato a settembre 2022 dal governo Draghi.

«In Amt non risultano problemi di liquidità o di gestione», ha riconosciuto infatti anche Edgardo Fano, Faisa Cisal. «L’azienda è sana e siamo tutti in attesa della partenza dei nuovi progetti, cominciando con i Quattro assi. La flotta è stata molto ringiovanita ma ci vorrà tempo prima che sia tutta a norma, oggi i mezzi sotto l’Euro 4 sono almeno un centinaio, quasi tutti sulla rete urbana. Ma nei prossimi anni occorrerà trovare un equilibrio sostenibile, e questo dipenderà soprattutto da un allineamento del Fnt. Noi e gli altri sindacati abbiamo sottoscritto una lettera alla Regione in cui si chiede l’indicizzazione dei contributi al trasporto su gomma, così come già avviene nel contratto di servizio per le ferrovie».

Il Fnt si sta rivelando una boccata di ossigeno fondamentale per molte aziende di trasporto locale e proprio per questo le associazioni categoria unitamente alle sigle sindacali (Filt Cgil, Uiltrasporti, Fit Cisl, Ugl, Faisa Cisal) domandano al governo di implementarlo per il prossimo anno da 300 a 700 milioni, per adeguare il fondo all’inflazione corrente.

Le risorse del fondo sono ripartite con i seguenti criteri:

Secondo tutti questi cavilli, alla Liguria spetta poco più del 4% delle risorse complessive del Fnt, ossia al momento 12 milioni, ripartiti tra le diverse aziende del territorio

Se la richiesta delle associazioni ricevesse consenso dall’esecutivo – sempre che si trovino le risorse – per la nostra Regione il tesoretto lieviterebbe a più di 28 milioni di euro nel 2024.

Secondo i sindacati, le aziende del trasporto pubblico potrebbero avere nuovi problemi economici quando i provvedimenti di carattere straordinario come il bonus trasporti cesseranno. A parità degli ordinari finanziamenti, molte società potrebbero riscontrare perdite in liquidità e in bilancio.

Per AMT, potrebbe essere necessario valutare quanto a lungo sarà ancora sostenibile il costo delle gratuità al momento attive (tra i 2 e i 3 milioni di euro l’anno, secondo Andrea Gamba, Filt Cgil). L’idea di rendere gratuito parte del trasporto pubblico è frutto di una scelta politica, ma sarebbe opportuno sottoscrivere un accordo specifico in merito tra AMT e Comune di Genova.

Oltre al parco mezzi, il rinnovo del contratto nazionale collettivo è un’incognita per il trasporto pubblico locale

L’altro costo che potrebbe aumentare per le aziende del tpl è il lavoro. L’adeguamento dei salari e degli orari di lavoro – con strisce orarie più brevi nei turni – è stato uno dei principali motivi delle giornate di sciopero negli ultimi mesi.

Il 26 settembre si è svolta una prima riunione tra le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali per l’avvio del confronto per il rinnovo contrattuale del trasporto pubblico locale. Oggi su tutta Italia si fatica a trovare nuovi autisti, per via delle patenti specifiche richieste e per lo stipendio poco allettante. Per i sindacati a tal proposito diventa indispensabile rivedere la parte normativa ed economica del CCNL, al fine di garantire un maggiore benessere lavorativo e un maggior bilanciamento tra i tempi di vita e quelli di lavoro.

I sindacati chiedono, pertanto, di fissare un calendario di incontri al fine di trovare un accordo prima della scadenza prevista per il prossimo 31 dicembre. Bisognerà poi trovare un equilibrio però tra il bisogno dei dipendenti attuali e futuri del trasporto pubblico e le necessità delle aziende di non vedere il proprio bilancio colorarsi di profondo rosso.

fonte: Liguria Day