Una “catena umana” lunga mille metri a protezione della pista ciclabile in viale Monza, nel tratto compreso tra via Martiri Oscuri e piazzale Loreto: l’hanno creata, tra le 7,30 e le 8,30 circa 700 persone che hanno partecipato alla manifestazione “Proteggimi”, pensata per permettere di pedalare in sicurezza. Un modo simbolico per “ proteggere” i ciclisti che utilizzano la pista ciclabile di viale Monza, spesso ostaggio della sosta selvaggia da parte degli automobi-listi, ma anche un messaggio a chi i ciclisti deve pensare a proteggerli.

È l’ennesima protesta organizzata dal sempre più ampio movimento “ Città delle persone”, che conta oltre duecento aderenti, che da più di un anno chiede risposte alla giunta in termini di sicurezza stradale. Più piste ciclabili protette, Zone30 e strade scolastiche. La più grande manifestazione a fine settembre ha raccolto oltre duemila persone in quattro incroci “delicati” della città. E ieri sono tornati in piazza, con la stessa formula scelta un anno fa per commemorare Luca Marengoni, il 14enne investito in bicicletta in vita Tito Livio l’ 8 novembre 2022.
« Abbiamo avuto la conferma che Milano è pronta a un cambiamento radicale di prospettiva rispetto alla mobilità cittadina — hanno dichiarato Giovanni Mandelli, Maria Dellagiacoma e Elena Milazzo, tra gli organizzatori della manifestazione —. Infatti, la comunità delle persone che chiedono al Comune strade più sicure per chi si sposta a piedi e in bicicletta è sempre più grande e attiva sul territorio. L’anno scorso, il 10 novembre 2022, qui per la prima edizionedi ProteggiMi, eravamo in 300, oggi siamo più del doppio».

Ma anche la giunta ieri si è schierata dalla parte dei manifestanti, con le assessore Arianna Censi e Gaia Romani presenti al presidio, promettendo più controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole. «Abbiamo deciso di andare ad incontrare chi ha partecipato al flashmob ProteggiMI in viale Monza — ha spiegato Censi con un post su Instagram — . Abbiamo parlato con molte e molti di loro e siamo d’accordo con il principio della richiesta: se facciamo delle infrastrutture, e le stiamo facendo con un lavoro serio e complicato, dobbiamo garantire il rispetto delle regole, anche perché è un modo per non vanificare il nostro impegno. Abbiamo speso il tempo corretto per la moral suasion, ora è il momento di essere più severi nel sanzionare chi non rispetta il codice della strada e parcheggia sulle piste e corsie ciclabili o sui marciapiedi. Lo spazio pubblico e le nostre strade sono un bene comune e come tale deve essere redistribuito in maniera equa e sicura per chi sceglie di stare dalla parte della mobilità dolce e di un’aria più pulita».

Ma i manifestanti hanno chiesto anche altro alla giunta: accelerare e avviare il percorso che porti Milano a diventare un’intera città con il limite di 30 all’ora, accogliendo la richiesta presentata e approvata in Consiglio comunale il 9 gennaio 2023. « Lo hanno già fatto Parigi, Barcellona, Bruxelles, Madrid — hanno precisato i promotori del flash mob — . In Italia Bologna sarà la prima Città metropolitana a diventare città 30 il 1° gennaio 2024. Che cosa aspetta Milano? Città 30 non è un limite ma una grande occasione per migliorare la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini. I dati dimostrano che è il modo migliore per rendere più sicura la città e prevenire al massimo scontri stradali come quelli successi a Milano nell’ultimo anno. L’obiettivo deve essere proteggere gli utenti fragili, migliorando al contempo la qualità della vita degli abitanti».

fonte: Repubblica Milano