In cento in bicicletta per fermare quello che i manifestanti chiamano il “Codice della strage”. Ovvero, la riforma del Codice della strada proposta dal ministro Salvini, domani in discussione alla Camera, «che per la sicurezza stradale e dal punto di vista della mobilità sostenibile — spiegano questi cittadini — riporterà indietro l’Italia di 40 anni, allontanandola ancora di più dagli altri Paesi europei, dove i livelli di mortalità per incidenti stradali e per inquinamento sono inferiori a quelli italiani » .
Partiti dalla Triennale, i ciclisti che hanno aderito alla manifestazione organizzata da associazioni familiari delle vittime sulla strada, Legambiente Lombardia e altre associazioni della piattaforma # città30subito hanno raggiunto corso Monforte dove si sono fermati in presidio per un’ora in largo Undici Settembre, a pochi metri dalla sede della prefettura (con la strada chiusa al traffico) e stendendo tutte le biciclette sulla carreggiata, assieme a dei caschi da moto e da bicicletta bianchi e scarpe da ciclista bianche, posati sull’asfalto a simboleggiare le morti violente che avvengono per le strade, nel traffico.
Da qui, in un’assemblea pubblica nella quale chiedono che la sicurezza stradale per tutti passi da un’altra direzione: «Quella delle città delle persone » , dice Ilaria Lenzi: « Questa proposta di Matteo Salvini — spiega — per come è redatta diminuisce la sicurezza stradale, boicotta la mobilità sostenibile, indebolisce l’autonomia dei Comuni: non avremo strade più sicure, avremo più camion e più auto che corrono per le strade, meno spazi per le persone che preferiscono muoversi a piedi o in bici, più traffico e inquinamento mentre la maggior parte delle collisioni mortali avviene sulle strade urbane e la principale causa delle morti è la velocità, unita alle distrazioni, come le mancate precedenze».
Per le associazioni vittime di violenze stradali, che chiedono « basta morti in strada», il “Codice della strage” che vuole Salvini «creerebbe più difficoltà nei controlli sulla velocità rendendo possibile aumentare i limiti, bloccherebbe gli spazi e la possibilità di creare e realizzare ciclabili, Ztl, aree pedonali, soste regolamentate, e l’uso di autovelox».
Fonte: Repubblica Milano