Repubblica ha intervistato Professor Luca Studer, responsabile del laboratorio Mobilità e Trasporti del Politecnico, docente del corso di circolazione e sicurezza stradale.
Lei è un esperto nella progettazione di strade sicure, conosce il luogo in cui è avvenuto il tragico incidente tra viale Renato Serra e via Scarampo con il verde per i pedoni e il rosso per i veicoli?
« Sì, e nel mio corso di ingegneria civile insegno ai miei studenti come intervenire sulle intersezioni per ridurre al massimo la possibilità di incidente. Ormai gli incidenti in ambito urbano nel 75 per cento dei casi coinvolgono almeno un utente vulnerabile della strada tra pedoni, ciclisti e tutti i mezzi a due ruote. Sono quelli che hanno la peggio e bisogna affrontare la situazione, cercando il modo di proteggerli. Conosco bene quel punto: purtroppo quella è una intersezione molto ampia, totalmente comandata dalle auto, in cui le auto dominano la scena rispetto ai pedoni. Le velocità sono spesso elevate, e c’è il rischio che chi guida pensi che non ci siano neanche i pedoni. E non sta attento. E se un autista non ha visto una persona che attraversava con il verde sulle strisce pedonali, secondo me è l’ora che la tecnologia entri finalmente nelle auto, e in maniera pesante, e in certi momenti prenda il controllo dei veicoli, perché ci sono 3 mila morti all’anno in Italia e non è accettabile».
«Stiamo andando verso la guida autonoma, prima o poi ci si arriverà, per step. Il momento di distrazione ci può essere. Per evitarlo bisogna cominciare a fare questi passaggi: ad esempio, avere molti sensori che attraverso delle specie di radar segnalino le presenze anche dei pedoni, un po’ come quelli che si attivano con la retromarcia. E siccome la distrazione ci sarà sempre, i congegni automatici devono entrare in funzione . Se si aumenta la diffusione di queste tecnologie utili per la sicurezza, come un avviso sonoro in caso di pericolo, o se si creasse una connessione virtuale tra i veicoli e gli utenti vulnerabili in maniera da allertare entrambi, la sicurezza aumenterebbe. In questo caso, se il guidatore avesse avuto i sensori avrebbe ricevuto un segnale, l’auto avrebbe suonato e il guidatore si sarebbe accorto, o il mezzo avrebbe frenato in maniera automatica. Queste tecnologie già esistono, ma tardano ad arrivare».
« I semafori non danno indicazioni sbagliate e non sono in contraddizione tra di loro. Prima che scatti un verde per i pedoni passano diversi secondi in cui è rosso per tutti. Si chiama fase di tutto rosso, e serve per la sicurezza. Si deve dare la priorità ai pedoni in modo che attraversino per primi la strada anticipando il verde rispetto al traffico, in modo da essere più visibili. Se poi uno passa col rosso c’è poco da fare, ma si sta studiando a livello europeo la comunicazione tra il veicolo e il semaforo: se si vede che un veicolo si sta avvicinando a un semaforo rosso ad una velocità non compatibile con il fatto che si deve fermare, la tecnologia deve subentrare e il mezzo deve frenare. Bisogna avere il coraggio di mettere in pista questa tecnologia, che esiste e che serve per evitare la distrazione».