Intervento di Federico Del Prete, Responsabile mobilità e spazio pubblico Legambiente Lombardia, su Repubblica Milano.

“Gli oltre cinquecento partecipanti al presidio per il tragico investimento di Rocio Espinoza Romero hanno allargato il fronte civico che chiede una completa revisione delle strategie per rendere le strade milanesi più sicure. Come fare? I dati e le statistiche dimostrano che l’incidentalità e le lesioni diminuiscono sensibilmente quando si adottino limiti di velocità più stringenti, mentre non esiste evidenza del contrario. Al termine della pandemia è stata Olbia la prima a deliberare il limite di 30 Km/h (2021); Bologna l’ha fatto a ridosso della riforma Salvini già annunciata (2023); Lodi con la sua ordinanza (2024) arrivata dopo le restrizioni previste dal Ddl appena votato, ha proposto un suo modello, vincente perché amministrativamente creativo oltre che politicamente determinato. Con formule come «lo stiamo già facendo», «stiamo studiando la formula giusta», il governo milanese ha voluto rivendicare un modo proprio, originale, di approcciare il tema della riduzione generalizzata della velocità, diversamente da un atto amministrativo, politico, sintetico: città 30 Km/h. Un ennesimo “modello Milano”, del quale non sembra evidente l’efficacia. Prima e dopo la pandemia Milano è stata percepita come capitale della mobilità sostenibile in Italia. Per le sue realizzazioni, le sue collaborazioni internazionali e anche per la presenza di una comunità di attivisti che ha portato alla votazione di un ordine del giorno consiliare per Milano Città 30 Km/h (2023), al quale non è però stato dato seguito. Che Milano non ripeta l’errore, poi riconosciuto e rimediato durante l’insorgere della pandemia, di volere essere a tutti i costi una città che non si ferma. Che almeno rallenti un po’.”