Città a 30 all’ora: a Milano lo ha chiesto esplicitamente la maggioranza del Consiglio comunale e lo ha ripetuto più volte il sindaco Sala, si lavora ad abbassare i limiti di velocità.

Arianna Censi, assessora alla Mobilità, è convinta che l’uscita di Salvini — che sventola una possibile «direttiva del ministero dei Trasporti» contro il proliferare di zone 30 e autovelox — sia fuori luogo.

«La sperimentazione sulle Zone 30 è fatta per dare risposte ai cittadini che chiedono più sicurezza sulle strade, Salvini dovrebbe occuparsi del suo lavoro di ministro, trovando i fondi per rifinanziare il trasporto pubblico locale, fermo da più di dieci anni».

Il Consiglio comunale, un anno fa circa, ha approvato un ordine del giorno che chiedeva l’applicazione del modello Bologna anche a Milano, a partire dal primo gennaio di quest’anno. Alla richiesta, però, non è stato dato seguito. Almeno non integralmente.

Sala lo ha detto più volte: non si può limitare la velocità di tutte le strade milanesi, ma certamente si possono estendere le aree in cui ci si ferma ai 30 all’ora.

E così si sta già facendo perché nell’ultimo quinquennio, spiega un dossier di Amat, sono aumentate del 134 per cento. Con un obiettivo di fine mandato: aumentarle ancora del 20 per cento.

A spingere molto su questo punto è il Pd: «La destra parla di autonomia e poi pensa di governare le città al posto dei sindaci eletti dai cittadini » , spiega il segretario metropolitano Alessandro Capelli. «A Milano, come a Bologna e in altre città, il centrosinistra lavora per una mobilità sempre più sostenibile per l’ambiente, efficiente per i tempi e sicura per tutte le persone».

La spinta a rallentare è nella linea nazionale del partito, con le opposizioni che hanno un progetto proprio sulle zone 30, declinato anche in diversi emendamenti presentati al nuovo Codice della strada che si sta discutendo in commissione Trasporti alla Camera.

L’idea è quella di cambiare il paradigma, partendo proprio dalla città a 30 all’ora e disegnando la mappa delle eccezioni in cui sipuò viaggiare a 50 o a 70. Non il contrario.

Altro tema caldo per il quale Milano attende la discussione degli emendamenti al nuovo Codice della strada è quello dell’obbligo per i camion di installare i sensori per l’angolo cieco. A inserirlo nelle condizioni per accedere ad Area B era stato Palazzo Marino inserendo la norma a partire da ottobre scorso. Ma una sentenza del Tar — che a novembre ha accolto il ricorso di Assotir — ha spazzato via tutto.

Ora il Pd ci riprova con un emendamento che non solo chiede di accogliere la Direttiva europea che sarà operativa da giugno 2024, ma di estenderla anche ai mezzi non nuovi, istituendo un fondo che permetta ai camionisti di dotarsi di sensore e adesivo. Un finanziamento insomma, o quantomeno una detrazione fiscale.

Fonte: Repubblica Milano