Il Corriere.it ha pubblicato un intervento di Sergio Harari, professore di Medicina interna all’Università degli Studi di Milano e direttore di Pneumologia e Medicina interna all’ospedale San Giuseppe di Milano. Presidente e fondatore dell’associazione Peripato, di cui riportiamo un ampio sunto qui di seguito.

“L’Italia, purtroppo, è stata uno dei Paesi che in questi mesi ha guidato a livello europeo il fronte del no all’adozione dei nuovi valori soglia per gli inquinanti atmosferici, indicati da tutta la comunità scientifica e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come protettivi per la salute dell’uomo. E in parte ha vinto, ottenendo pochi giorni fa una risoluzione meno restrittiva di quella voluta dagli esperti internazionali e una proroga di dieci anni per la Pianura Padana. Ma ha fatto l’interesse dei suoi cittadini? Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista International Journal of Public Health stima che il rinvio di dieci anni dell’adempimento ai nuovi limiti sulla qualità dell’aria potrebbe causare in tutta Europa quasi 330mila morti premature, un terzo delle quali nel nostro Paese.

Prendiamo l’esempio di Milano: con una popolazione di quasi un milione e quattrocentomila abitanti è la seconda città metropolitana d’Italia, storicamente afflitta dal problema dello smog sia per le numerose fonti di emissione di quest’area geografica (industriali, residenziali, da traffico e da allevamenti intensivi) che per le particolari condizioni orografiche, che non favoriscono la dispersione degli inquinanti atmosferici e sono responsabili di fenomeni di inversione termica. La Pianura Padana è un vero catino che intrappola a terra qualsiasi inquinante. Per valutare gli effetti sanitari a lungo termine sulla popolazione cittadina, l’Agenzia per la Tutela della Salute di Milano (Ats-Mi) ha recentemente condotto uno studio nel quale ha stimato i livelli delle concentrazioni degli inquinanti(NO2, Pm10 e Pm2.5) nell’anno 2019. I dati sono stati poi incrociati con le informazioni sanitarie e anagrafiche georeferenziate. I risultati, recentemente pubblicati su Epidemiologia & Prevenzione , la rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, permettono di definire una vera e propria mappa dell’inquinamento e dei suoi effetti, quartiere per quartiere, e rivelano, per la prima volta, che biossido di azoto e polveri sottili hanno tassi di decesso per centomila abitanti che possono arrivare fino al sessanta per cento in più in alcune zone della periferia milanese rispetto al centro città.

Gli oltre 1.600 decessi all’anno per tutte le cause attribuibili al Pm2.5 e gli oltre 1.300 decessi all’anno attribuibili al biossido di azoto a Milano non sono infatti distribuiti allo stesso modo sul territorio. L’inquinamento ha effetti più grandi soprattutto nei quartieri periferici attraversati da strade molto trafficate, densamente abitati e dove vivono una maggior quantità di persone con oltre 65 anni, più fragili di fronte agli effetti dello smog. Anche altri elementi relativi alle caratteristiche socio-economiche della popolazione possono contribuire a spiegare perché l’inquinamento colpisca più duramente in periferia rispetto al pieno centro (è noto scientificamente che la popolazione meno abbiente e più disagiata sia più vulnerabile). Ad ogni buon conto, il tasso di decessi risulta decisamente maggiore in alcune zone rispetto ad altre, meno urbanizzate e più verdi. Il caso di Milano potrebbe ben rappresentare quello che accade anche in altre grandi città italiane che registrano nelle aree periferiche elevati livelli di inquinamento atmosferico a causa della combinazione di diversi fattori: elevato numero di abitanti, intenso traffico veicolare, poco verde con ristagno d’aria.

A “salvare” le zone centrali sono le zone a traffico limitato (Ztl), che giocano un ruolo molto importante nel ridurre inquinanti e loro effetti nocivi per la salute, come documenta una review pubblicata sulla rivista Lancet Public Health dall’Imperial College di Londra. La revisione ha passato in rassegna sedici studi condotti sulle Ztl in Germania, Giappone e Regno Unito, e ha dimostrato una chiara diminuzione dei problemi a carico dell’apparato cardiovascolare, con meno casi di ipertensione, ricoveri, morti per infarto e ictus. In particolare, uno studio tedesco su dati ospedalieri di sessantanove città con Ztl ha riscontrato una riduzione del 2-3 per cento dei problemi cardiaci e del 7-12 per cento degli ictus, con benefici (soprattutto per gli anziani) che hanno comportato un risparmio di 4,4 miliardi di euro per la sanità. Diversi studi hanno poi evidenziato effetti positivi anche sull’apparato respiratorio.

Si parla molto di traffico, e certamente quello veicolare è una importante fonte di inquinamento ma non è la sola. Vanno condotti interventi a più livelli, avendo come obiettivo la qualità dell’aria e il contrasto dei cambiamenti climatici, bersagli che spesso coincidono. Migliorare l’ambiente vuole anche dire ridurre le malattie e la mortalità (un recente studio ha stimato in 72mila decessi all’anno quelli attribuibili all’inquinamento atmosferico nel nostro Paese), allungare la sopravvivenza in buona salute, ridurre i costi sanitari e imprimere una nuova energia positiva allo sviluppo sostenibile.

Le azioni vanno condotte almeno su tre linee direttive: 1) sui trasporti, migliorando quelli pubblici , modificando i layout delle città, sviluppando i trasporti sostenibili (aree pedonali, ciclabili, percorsi protetti abitazioni-scuola-lavoro, zone a traffico limitato), transizione a trasporti meno inquinanti per merci e persone; 2)sostituzione del legno e del gas con fonti più sostenibili di riscaldamento; 3)sviluppo di soluzioni tecnologiche per ridurre le emissioni di ammoniaca prodotte dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi animali, riduzione nella dieta del consumo di proteine animali e della carne. È una sfida difficile, importantissima, che si gioca su più livelli, dalle responsabilità individuali a quelle sociali, industriali, sanitarie e politiche, che il nostro Paese potrebbe guidare, invece che contrastare. Ma ci vuole coraggio e visione per portarla avanti, qualità rare di questi tempi.”

Fonte: Corriere.it