Un muro di persone blocca il traffico di Milano alle sette in punto di sera. Lungo la Cerchia dei Bastioni, all’angolo con via Solferino, la protesta inizia con uno squillo di tromba. Più di cinquecento persone occupano le strisce pedonali. Lo scampanellio delle biciclette, le sveglie simboliche che suonano, mentre le prime automobili vengono fermate dai manifestanti che come un’onda continua attraversano e riattraversano la strada, da un senso e dall’altro. Chi a piedi, chi si accompagna alla bicicletta trascinata al fianco. Chi indossa il casco e chi esibisce una maglia di chiara protesta: il simbolo del limite dei 30 chilometri orari stampato sul petto.

La chiave del flashmob organizzato dai cittadini e associazioni che si riconoscono nelle richieste espresse dalla lettera aperta “La Città delle persone”, mandata al Comune di Milano un anno fa. Lo slogan, ormai mantra di tutte le manifestazioni, è sempre lo stesso: “ Basta morti in strada”.

È la scia degli ultimi incidenti mortali che ha portato ieri pomeriggio quasi 2 mila persone a scendere in strada. In quattro punti critici della città, lungo la Cerchia dei Bastioni: viale Bianca Maria, angolo via Mascagni; viale Beatrice d’Este, angolo via Melegnano; corso di porta Vercellina, angolo via Biffi; porta Nuova, angolo Solferino, da dove il corteo alle otto è partito per spostarsi in piazza Scala per protestare sotto le finestre di Palazzo Marino.

In ogni incrocio si sono trovate centinaia di persone. C’è Raffaella, pensionata in bicicletta: « Vogliamo richiamare l’attenzione. Abbiamo raggiunto il baratro. Più in basso di così non si può che risalire » . Studenti, genitori con figli alla mano, qualche consigliere comunale, tra i quali Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi, Marco Mazzei della Lista Sala e Federico Bottelli del Pd. Tutti ci tengonoa precisare che la protesta non riguarda solo i ciclisti, ma la sicurezza in strada a 360 gradi. « Non è solo una lotta per le biciclette, ma per una diversa concezione di città — racconta Niccolo Minotti, 31 anni — . Bisogna rimettere le persone al centro. È una lotta di tutti».

E poi i numeri e dati alla mano scandiscono la narrazione. « Secondo i dati Istat — precisano gli organizzatori — in 10 anni, a Milano sono morte 470 persone per incidenti stradali (47 all’anno, 4 al mese) e 120 mila sono le persone rimaste ferite. Come se tutti gli abitanti di Monza fossero rimasti stati coinvolti e feriti in un incidente automobilistico. Cifre impressionanti. Inoltre, sono davvero enormi i costi che lo Stato deve sostenere per ciascuna vittima di incidenti stradali: ogni persona morta costa 1,5 milioni di euro e ogni persona ferita costa 60 mila euro. Quindi, in totale il costo sostenuto è stato di otto miliardi in un decennio».

La protesta da porta Nuova si sposta in piazza Scala alle nove di sera. « Se non cambierà, bloccheremo la città » , urlano. Proprio ieri il sindaco, che si è impegnato nelle scorse settimana a presentare presto un nuovo piano sicurezza in strada, è tornato sul tema: « Capisco le ragioni della protesta, avrei preferito non ci fosse oggi durante la settimana della moda. Capisco anche le ragioni dei pedoni». Il tema secondo Sala, anche in altre città, è di far convivere diverse forme di mobilità. « Qualcuno come Parigi ha fatto un referendum sui monopattini, altri stanno cercando di capire cosa si può fare — ha aggiunto — . Siamo stati noi stessi a Milano a invitare a usare meno la macchina e io non me ne pento, abbiamo anche avuto qui una incidentalità abbastanza drammaticaper cui è chiaro che non solo siamo preoccupati ma stiamo cercando di capire cosa fare. Speriamo che le cose migliorino, ma noi dobbiamo fare la nostra parte. Noi andiamo avanti con l’obiettivo riconfermato di ridurre il numero di macchine che circolano in città».

fonte: Repubblica Milano