Tra i residenti con più di 30 anni a Milano, nel 2019, le morti per cause naturali sono state 12.818: 1.300 di quei decessi sono attribuibili «all’esposizione a lungo termine a NO2» e «un numero superiore, più di 1.600, all’esposizione a particolato atmosferico (Pm2,5)». Significa che ogni anno, a Milano, il 10 per cento dei decessi è collegato al biossido di azoto, quasi il 13 per cento alle polveri sottili.

Morti a causa dello smog. Per «decessi attribuibili» si intende il carico di mortalità che si potrebbe evitare se venisse rimosso o ridotto un certo fattore di rischio: in questo caso, le stime definiscono le morti che si potrebbero «risparmiare» se l’inquinamento a Milano rispettasse le soglie indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità per la protezione della salute umana.

Lo studio dell’unità di epidemiologia dell’Ats di Milano, appena pubblicato sulla rivista scientifica «Epidemiologia&Prevenzione», offre però un approfondimento inedito e all’avanguardia per studi di questo genere in Europa: la stima dei danni da inquinamento quartiere per quartiere.

La stima dei livelli di smog viene effettuata con una «lente» capace di analizzare celle di 25 metri quadrati. L’incrocio con i dati sanitari registrati (e geo-localizzati) nelle banche dati sanitarie.

La metodologia, raffinata e ormai codificata a livello mondiale in oltre trent’anni di studi epidemiologici, è stata applicata con un inedito livello di analisi territoriale. E i risultati statistici danno sostanza al valore intuitivo delle mappe: i quartieri più trafficati, o attraversati da grandi arterie, sono quelli in cui l’impatto dello smog è più rilevante. Se tra i 12.818 decessi esaminati per 2019, 4.180 sono dovuti a cause cardiovascolari, 1.214 a cause respiratorie e 853 a tumore del polmone, la risoluzione spaziale definisce un impatto complessivamente drammatico sull’intera città, e particolarmente critico nelle periferie.

Questo è il quadro per il biossido di azoto: «Nel 2019 sono stati stimati 1.330 decessi per cause naturali attribuibili a esposizione di NO2, corrispondenti a 130,3 decessi su 100 mila abitanti. Si riscontrano alti tassi di decesso in quartieri periferici in zona Nord (Quarto Oggiaro 158, Bovisasca 156, Niguarda 156), a Est (Parco Lambro 164, Città Studi 149, Mecenate 193, Lodi 159), a Ovest (Bande Nere 166, Lorenteggio 165, Gallaratese 170, QT8 161), a Sud (Tibaldi 178, Barona 167) e del Centro (Ventidue Marzo 151)». Le stime sono attuali.

Ats si è basata su una media annua di biossido di azoto di 38 microgrammi per metro cubo, nel 2023 a Milano quel livello è stato di 44. La legge (in via di revisione in Europa) prescrive un limite a 40; l’Oms, invece, fissa la soglia per la protezione della salute a 10.

Discorso analogo per le polveri sottilissime: nel 2023 la media annua di concentrazione di polveri sottilissime nell’aria è stata 21, identica al 2019, dunque sotto la soglia di legge (25 microgrammi per metro cubo), ma ben sopra il limite Oms (5 microgrammi per metro cubo).

«Per l’esposizione a Pm2,5, i decessi attribuibili per cause naturali sono 1.644, corrispondenti a 160 decessi per 100 mila abitanti. La distribuzione per quartieri mostra «un maggior numero di decessi e tassi più elevati per zone periferiche come Mecenate, Gallaratese, Tibaldi, Barona, Lorenteggio, Bande Nere» (su quanto siano gravi le conseguenze dell’inquinamento nelle periferie ha un peso, ovviamente, l’alto numero di residenti con più di 65 anni).

Le differenze territoriali sono meno marcate per «la mortalità attribuibile al tumore del polmone»: la distribuzione è «nel complesso più omogenea nel territorio» della città.

Fonte: Corriere Milano