In seguito agli ultimi incidenti mortali provocati dall’alta velocità, il prefetto di Napoli Michele di Bari ha voluto una ulteriore riunione dell’Osservatorio per il monitoraggio e la pianificazione di interventi sull’incidentalità stradale che si svolgerà, presso il Palazzo di Governo alla presenza di tutti gli interlocutori istituzionali interessati.

L’idea di ampliare le zone 30 km/h e introdurre isole ambientali è al centro delle ipotesi che lo scorso febbraio sono emerse nel corso di un primo incontro convocato dal prefetto Michele di Bari. Sono 400 le strade interessate agli interventi previsti dal Comune, per un totale di 300 chilometri. Su questi itinerari saranno ripristinati la segnaletica stradale e gli impianti di pubblica illuminazione e saranno potate le piante che ostruiscono la visibilità: in molti casi saranno completamente rifatti gli attraversamenti pedonali. Il piano si avvale di un finanziamento di circa 850 mila euro e prevede anche azioni di moderazione del traffico. Gli attraversamenti rialzati, le bande sonore, il sistema dei semafori intelligenti sono alcuni degli interventi che interesseranno le dieci municipalità. Ma ci sono zone più critiche: ad esempio corso Vittorio Emanuele, dove sono previsti 32 attraversamenti controllati.

Il tema dunque, sostenuto anche da una serie di associazioni, è quello della «Città30»: insomma l’adozione di norme severissime per chi su una serie di strade cittadine procede ad una velocità superiore ai 30 chilometri orari. La richiesta è già stata avanzata da settimane e Teresa Dandolo, presidente di Fiab Cicloverdi, ribadisce con forza «che nulla potrà mai cambiare davvero se si continua a portare avanti una politica che mette le auto al centro. Abbiamo ribadito all’assessore Edoardo Cosenza — ricorda — che l’elenco delle vittime è troppo lungo e bisogna cambiare il punto di osservazione del problema. Ci sono troppe auto, che vanno troppo veloce, troppe zone che dovrebbero essere pedonalizzate e restano aperte e tutti. Ci sono i bolidi sul lungomare, gli offshore nel Golfo. Insomma si predilige un modo di guardare la città che secondo noi non funziona».

Il responsabile di Napoli dell’associazione Vittime della strada, Alessandro Petrosino, si unisce al coro di chi sostiene che bisogna portare a 30 il limite di velocità su alcune strade cittadine. «L’azione di prevenzione che si può fare è importante per salvare molte vite — dice —. Lo abbiamo ribadito con forza schierandoci anche a favore di Bologna30, per sostenere l’introduzione dei limiti di velocità in una città dove sono stati avversati».

Francesca Ferro, direttrice Legambiente Campana ha sottolineato la pericolosità di Napoli: «Ci si deve occupare senza ulteriori indugi della sicurezza stradale e dalla possibilità, soprattutto per le utenze fragili, di potersi muovere senza rischiare la vita compiendo una dei gesti divenuti più pericolosi in città, attraversare la strada. La realizzazione della “Città 30” impone delle scelte come il restringimento della carreggiata, la realizzazione di piste ciclabili e, dove utile, l’individuazione di dossi per indurre la diminuzione della velocità delle auto, queste sono solo alcune delle soluzioni possibili e di facile attuazione che consentirebbero di garantire sicurezza ai suoi cittadini».

Intanto ieri Palazzo San Giacomo ha previsto un rilevante potenziamento dei sistemi di videosorveglianza in città, soprattutto nelle aree periferiche. Un piano da due milioni che prevede l’installazione di 248 telecamere, delle quali 109 di scena e 139 dispositivi di lettura automatica delle targhe.

fonte: Corriere.it