Al secondo posto dopo Napoli per biossido di azoto ( NO2) e al settimo per quanto riguarda le polveri sottili (PM10). Il quadro della qualità dell’aria di Palermo che viene fuori dal report “ Mal’Aria” di Legambiente, basato sui dati dell’Arpa, è tutt’altro che confortante. Secondo il dossier, il capoluogo della Sicilia registra delle medie annuali di PM10 e NO2, che seppur più basse della soglia attuale consentita dalla legge, dovranno essere ridotte con l’entrata in vigore dei nuovi limiti europei a partire dal 2030.
Nel 2024 i valori medi delle polveri sottili a Palermo sono stati di 30 microgrammi al metro cubo, una statistica per cui la città è settimo posto, dopo Verona ( 32,7), Cremona, Padova e Catania (tutte a 30,7) e Milano ( 30,5), Vicenza ( 30,3) e a pari merito con Rovigo ( 30).
Ma il dato più allarmante riguarda la media di biossido di azoto, per cui Palermo, con 39,8 microgrammi per metro cubo, è seconda solo a Napoli ( 40,3), precedendo però Milano e Roma. Su questi ultimi dati la città ha anche il record negativo di alcune tra le centraline più inquinate d’Italia. Tra le prime 10 stazioni di rilevamento con i valori medi di NO2 più alti d’Italia ce ne sono tre di Palermo: la stazione Di Blasi ( tra via Evangelista Di Blasi e viale Regione Siciliana) è la prima in assoluto con 59 microgrammi al metro cubo, seguono Castelnuovo ( quinta con 46 microgrammi) e Belgio (ottava con 43).
Con questi dati, per adeguarsi ai parametri fissati dall’Europa che entrano in vigore del 2030, tra cinque anni Palermo dovrà ridurre di un terzo le polveri sottili e dimezzare il biossido di azoto. Un risultato impegnativo, se si pensa che in 8 anni di ztl la qualità dell’aria in centro — misurata nella stazione più vicina al centro storico, cioè Castelnuovo — è migliorata di poco per quanto riguarda le polveri sottili ed è addirittura peggiorata sul fronte del biossido di azoto.
È inquinata anche l’aria di Catania, dove la stazione di viale Vittorio Veneto ha fatto registrare 46 sforamenti dei limiti di PM10 per 46 giorni. Per quanto riguarda le polveri sottili il capoluogo etneo è la quinta città più inquinata d’Italia e deve ridurre le emissioni del 35%. Ed è al quinto posto anche per quanto riguarda il biossido diazoto, per cui servirà un abbassamento dei valori entro 5 anni del 37%. Non se la passano meglio Siracusa e Ragusa che dovranno ridurre le concentrazioni del 22% e 18% per rispettare i limiti della nuova direttiva europea. Mentre Messina, Trapani e Caltanissetta, dove l’aria è meno inquinata, devono abbassare le concentrazioni di polveri del 9% e Agrigento del 5%.
« Procediamo troppo lentamente e timidamente nell’attuare gli interventi per eliminare le cause delle emissioni degli inquinanti atmosferici e migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città — dice Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia — Abbiamo poco meno di 5 anni a disposizione per rientrare nei limiti più stringenti previsti dalla direttiva europea al 2030 per tutelare la salute dei cittadini. Ci preoccupano gli sforamenti giornalieri e annuali registrati in alcune centraline di Catania e Palermo, perché questo incide anche sulla salute dei cittadini e sul nostro sistema sanitario sempre più messo a dura prova».
Da qui alcuni suggerimenti sulla mobilità sostenibile: « Occorre completare i lavori della metropolitana a Catania, i lavori dell’anello, del passante ferroviario a Palermo, dove vanno realizzate le nuove linee del tram — aggiunge Castronovo — Bisogna anche estendere nelle nostre città la ztl, le strade a 30 chilometri di velocità e le reti ciclo pedonali».
fonte: Repubblica