Smog da traffico, continua l’allerta a Roma per l‘inquinamento dell’aria. La zona di Ostiense attorno a piazza Enrico Fermi ha superato il limite consentito di biossido di azoto (prodotto soprattutto dai motori diesel) durante tutto il 2024 con 44 microgrammi per metro cubo (μg/m³) di media a fronte dei 40 μg/m³ consentiti dall’Unione europea e la zona di San Giovanni vicino Largo Magna Grecia ha registrato la media annuale di 40μg/m³.
I dati sono forniti dalla relazione di Ispra, (l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale del ministero) per il 2024. Vanno meglio Corso Francia con 34μg/m³, Tiburtina con 32μg/m³, l’area del Vaticano e il centro storico attorno a via Arenula con 28μg/m³ e il Pigneto con 24μg/m³ ma vicino al mare, nel centro di Fiumicino città si registrano ancora 25μg/m³. Roma insieme a Milano, Palermo, Torino, Genova, Napoli e Catania è tra le città con i più alti flussi di traffico stradale registrati.
I dati sono preoccupanti perché se al momento il valore limite annuale è indicato in 40 μg/m³, nel 2030 dovrà scendere – sempre secondo l’Unione europea – a 20 μg/m³, ma per l’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), il valore guida è di 10 μg/m³.
Per quanto riguarda i Pm10, cioè le polveri sottili, il valore limite giornaliero (50 μg/m³ come media giornaliera, da non superare più di 35 volte in un anno) la zona più inquinata è la Tiburtina che però con la media di 27 μg/m³, non ha superato il limite. Invece nel Lazio a registrare valori maggiori del consentito è stata la zona della Valle del Sacco, l’area dello scalo di Frosinone (70 μg/m³), Ceccano e la zona industriale di Colleferro. Su scala nazionale i superamenti riguardano il 17% delle aree monitorate.
«I dati – spiegano da Ispra – includono i giorni di superamento della soglia di 50 μg/m³ dovuti agli eventi di intrusione di polveri da regioni desertiche (quali ad esempio il Sahara)», quindi, «la Direttiva Europea sulla qualità dell’aria 2008/50/CE (recepita in Italia dal D.Lgs 155/2010) prevede la possibilità di dedurre tali giorni dal computo effettuato ai fini di valutare la violazione del valore limite giornaliero del PM10. Pertanto, in alcuni siti di monitoraggio, a seguito di questa decurtazione, il numero di superamenti potrebbe ridursi al di sotto del limite di legge».
Tuttavia l’Oms afferma che, «in numerosi studi sono emerse significative, coerenti e condivise evidenze epidemiologiche e tossicologiche, secondo cui è possibile associare all’esposizione all’inquinamento atmosferico diversi importanti effetti sulla salute e sulla mortalità della popolazione generale e di individui suscettibili». I risultati di questi studi sono sintetizzati nelle Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms, 2021). Nelle sue valutazioni, l’Oms non stabilisce un valore al di sotto del quale non vi sia rischio, ma individua come limite inferiore di esposizione dei «livello raccomandato a cui tendere», si tratta del livello più basso per il quale è stato osservato un incremento della mortalità totale, di quella per cause cardiopolmonari, e di quella per cancro del polmone, con una confidenza migliore del 95%. L’Oms ha anche definito degli «interim target», cioè dei livelli più alti da considerare, nelle aree particolarmente inquinate, come obiettivi da raggiungere in step successivi, attraverso l’implementazione di politiche di risanamento della qualità dell’aria.
Conformemente alle evidenze scientifiche sugli effetti per la salute dell’esposizione all’inquinamento atmosferico, la Commissione europea, nella comunicazione al Consiglio del 12 maggio 2021 «Un percorso verso un pianeta più sano per tutti Piano d’azione dell’Ue: Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo» ha ribadito che entro il 2030 l’Ue dovrebbe ridurre di oltre il 55% gli effetti nocivi sulla salute (decessi prematuri) dell’inquinamento atmosferico, rispetto al 2005.
Questo obiettivo si è tradotto a fine dicembre 2024 nella pubblicazione della nuova direttiva sulla qualità dell’aria (Direttiva 2881/2024/EC) che prevede in particolare il rispetto entro il 2030 di limiti significativamente più severi di quelli attuali, sia pure ancora leggermente più alti dei valori di riferimento dell’Oms. Relativamente alle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5), gli studi dell’Oms hanno evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalla loro concentrazione, ma anche dalla loro composizione. Motivo per il quale l’Oms ritiene che una migliore comprensione della tossicità delle particelle provenienti da varie fonti potrebbe facilitare politiche di abbattimento mirate e misure di controllo più efficaci per ridurre il carico di malattie dovute all’inquinamento dell’aria.
fonte: Corriere.it