Il governatore del Lazio è stato chiaro: l’unico soggetto istituzionale che può disinnescare l’avvio della ztl fascia verde così come era stata pensata a novembre del 2022 è il Governo. A poche ore dall’annuncio della proroga, per un anno, dei diesel euro 4 e benzina euro 3 che potranno continuare a circolare dentro la Capitale, Francesco Rocca ha annunciato un imminente revisione del piano di risanamento della qualità dell’aria, approvato dalla giunta Zingaretti ad ottobre del 2022.

Il piano di risanamento della qualità dell’aria

Il piano, approvato sulla spinta dell’ex assessora all’ambiente Roberta Lombardi, prevede 42 azioni per il raggiungimento degli obiettivi europei, con un costante monitoraggio per verificarne l’attuazione. 16 azioni per la mobilità sostenibile, 17 per l’economia circolare, 6 per l’agricoltura e altre 3 azioni generiche. Parliamo del piano recepito, poi, dal Comune di Roma e che ha dato poi vita alle nuove regole per la Ztl fascia verde.

Modifiche al piano

“L’attuale piano, approvato dalla scorsa amministrazione e lasciato in eredità ai cittadini laziali, è ormai datato e si basa sui rilevamenti effettuati nel 2018” ha dichiarato, in una nota, Francesco Rocca. Secondo il governatore, grazie al fatto che, negli ultimi cinque anni, “il parco auto dei cittadini è stato profondamente rinnovato, con l’aumento di auto elettriche e, soprattutto, ibride in circolazione”, oggi nel Lazio si respirerebbe un’aria più pulita rispetto a quella rilevata nel 2018. Peccato che, almeno da questo punto di vista, le cose non sembrano andare così. Legambiente, nel suo rapporto “Ecosistema Urbano 2023”, ha confermato Roma tra le peggiori città a livello di performance ambientale. La Capitale è 89° in Italia, nel 2022 si trovava una posizione avanti.

Dati cambiati

Secondo Rocca i numeri sono cambiati, “come certificano i dati dell’Arpa, secondo cui i livelli di inquinamento da Pm10 e da NOx sono sotto i limiti in dieci centraline su tredici”. Intanto, però, ben nove centraline di Roma e provincia su venticinque hanno sforato, il 20 ottobre, i limiti imposti.

Intervenga il governo

Rocca auspica che “dall’esecutivo arrivi un provvedimento che consenta una proroga che permetta alla Regione Lazio di aggiornare il piano qualità dell’aria secondo i nuovi dati, coniugando rispetto e tutela dell’ambiente ed esigenze dei cittadini”. Ma cosa intende Rocca in questo passaggio? Lo spiega, in un certo senso, Brunella Barone funzionaria dell’ufficio “procedure di infrazione”, durante un’audizione presso commissione affari europei del Lazio, tenutasi il 20 giugno 2023. In quella circostanza Barone ha spiegato che “Lo Stato ha diritto di rivalersi sui soggetti responsabili delle violazioni degli oneri finanziari derivanti dalle sentenze di condanna rese dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea e, a tal fine, adotta uno o più decreti del Ministero dell’Economia, previa intesa con gli enti territoriali responsabili sull’entità e sulle modalità del pagamento”. L’ultimo passaggio è il più importante e fa capire cosa intenda Rocca quando chiede un aiuto del governo.

Le procedure d’infrazione

L’Italia è oggetto di due procedure di infrazioni da parte dell’Europa. La prima è del 2014 e si è concretizzata nel 2020 con una sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia. Secondo la Commissione l’Italia ha superato, a partire dal 2008, in maniera sistematica e continuata, nelle zone interessate, i valori limite giornaliero e annuale applicabili alle concentrazioni di particelle PM10. Tra queste zone c’è, ovviamente il Lazio. C’è un’altra procedura, quella del 2015/2043, in merito al superamento sistematico dei valori di biossido di azoto. Secondo un documento del servizio studi del Senato, per queste infrazioni all’Italia può essere imposta una somma forfettaria minima pari a 8 milioni e 715 mila euro, cifra alla quale vanno aggiunte le penalità giornaliere sulla base di un “calcolo effettuato partendo da un importo forfettario di base uniforme di 700 euro al giorno” da moltiplicare per alcuni coefficienti stabiliti. Soldi che lo Stato, poi, deve chiedere, come spiegato da Barone, agli enti territoriali inadempienti.

Non fateci pagare

È logico quindi pensare che l’unico aiuto che potrebbe arrivare dal governo o dal parlamento, soggetti che, a loro volta, hanno dovuto recepire le norme europee sulla qualità dell’area, è quello di non far pagare le sanzioni. Il Lazio ha già un bilancio disastrato e non sarebbe sostenibile pagare anche le infrazioni per l’ambiente.

Basterebbe ottemperare al piano

Raggiunta telefonicamente da RomaToday, Roberta Lombardi, ex assessore all’ambiente della Regione Lazio, ha rivendicato il piano sul risanamento dell’aria: “Le procedure d’infrazione sono ovviamente nazionali ma i maggiori contributori per quelle relative alla qualità dell’aria, negli anni, sono Lazio e Lombardia, in particolare la Val Padana. Noi abbiamo fatto un piano di risanamento, ottemperando alle richieste europee. Ovviamente – continua Lombardi – bisogna poi dare continuità alle azioni previste altrimenti rimane tutto su carta e basta”. Con il risultato, quindi, che la Corte di giustizia europea possa tornare a sanzionare l’Italia.

fonte: Roma Today