In un’intervista al Il Tempo del 23 ottobre un importante esponente della destra romana, aldilà delle diverse posizioni sui temi della mobilità e dei trasporti, ha fatto un’apertura importante alla quale mi voglio agganciare a proposito di una battaglia che portiamo avanti da 20 anni: il tema del finanziamento del trasporto pubblico locale di Roma.

Credo sia utile spiegare di cosa si tratta perchè questa non è una battaglia che riguarda solo chi governa Roma ma tutte le forze politiche che hanno a cuore la città.

Il Fondo Nazionale Trasporti, che è ad oggi di gran lunga sottodimensionato rispetto alle reali necessità, con una quota di meno di 4,9 miliardi, viene ripartito tra tutte le regioni perchè per norma costituzionale prevede la competenza in capo all’istituzione regionale. La Regione Lazio riceve l’11,67% del totale dunque poco meno di 570 milioni. I soldi che la Regione Lazio ripartisce a Roma per il contratto di servizio del trasporto sono di 240 milioni.

Quindi Roma riceve meno del 4,9% del Fondo Nazionale a fronte del 7,5% di km/vettura serviti di tpl.

Roma è grande quasi 1300 km/q ed ha circa 2,8 milioni di abitanti.
Con questi soldi produce contratti di servizio del tpl per un totale di 170 milioni di km/vettura totali (tra pubblico e privato, tra superficie e metropolitane), perchè mette dal suo bilancio circa 545 milioni all’anno di spesa corrente per onorare i contratti di Atac e del tpl perfierico.

Il confronto con altre città metropolitane dimostra in modo chiaro come questa ripartizione sia iniqua e penalizzante per la Capitale.

Milano grande circa 180km/q, cioè 1/7 di Roma, con 1,36 milioni di abitanti ha una ripartizione del Fondo nazionale trasporti di circa 261 milioni (e credo che la cifra sia giusta e corretta per una grande città come quella lombarda) più altri soldi che riceve dalla regione per e può sviluppare circa 158 milioni di km/vettura anno.

Da questi pochi numeri si comprende come ogni cittadino romano abbia una ripartizione del fondo nazionale di circa 85€ pro capite e un cittadino milanese di 191€ pro capite (senza contare l’aggiunta di risorse che la regione lombardia eroga). Se il calcolo lo si fa ogni 10 km/q la ripartizione è: ogni 10 km/q di suolo di Roma ci sono circa 1,8 milioni di euro da spendere per il trasporto pubblico, ogni 10km/q di suolo milanese ci sono 14,5 milioni di euro da spendere.

Ma la cosa più drammatica è che tutto questo porta al fatto che mentre Milano con quelle risorse riesce a servire 10 km/q di territorio milanese con 8,7 milioni di km/vettura l’anno, Roma riesce a servire quei 10 km/q al massimo con 1,3 milioni di km/vettura l’anno.

Tanto per essere chiari Roma è 7 volte più grande di Milano ma Milano può trasportare 7 volte più di Roma. Ma il problema non è che Milano è troppo remunerata, anzi MIlano dovrebbe avere ancora più risorse, il problema è l’infima quota della ripartizione a Roma.

Voglio fare, infine, un paragone in termini di km assoluti prodotti con l’unica città europea paragonabile a Roma per ampiezza, cioè Londra. Ebbene Londra, che gode di una legge specifica sul funzionamento della capitale, solo sui servizi di superficie (!!!), senza contare il trasporto su ferro, produce circa 330 milioni di km/vettura cioè quasi due volte quello che Roma può produrre con le sue scarsissime risorse.

Ecco se a partire da questi dati incontrovertibili riuscissimo insieme a tutte le forze politiche a rendere più equo, più equilibrato e più capiente il Fondo Naizonale Trasporti e i rispettivi criteri di ripartizione si porrebbero le basi per avere un trasporto pubblico efficace, capillare, esteso ed efficiente anche nella Capitale d’Italia.

Ho visto che oggi il dibattito in molti articoli, in molti commenti, spesso si concentra molto sul tema affidamento del servizio in house oppure con gara.

Ebbene se prendessimo a prestito l’antico detto “primum vivere, deinde philosophari”, per cominciare a vivere Roma avrebbe bisogno di produrre nelle periferie e sulle linee di forza almeno 30 milioni di km/vettura in più, che equivalgono (unitamente all’aumento costi) ad un aumento della quota di FNT per Roma di circa 180 milioni in più l’anno.

Con un aumento di km così importante poi -dopo, solo dopo- potremmo parlare anche del sesso degli angeli.
Eppure non sarebbe una cifra impossibile. I deputati del Pd (a partire da Andrea Casu) lo stanno dicendo con una serie di atti presentati in Parlamento che possono trovare anche l’accoglimento di tutte le forze politiche e del Governo: per aumentare le risorse del Fondo e per trovare una ripartizione più equa che vincoli le risorse destinate a Roma Capitale in base al suo territorio, in base al numero di abitanti, in base all’attrattività della città, in base alle funzioni nazionali ed internazionali che come Capitale deve garantire (non ulitmi, i patti concordatari), in base al numero di manifestazioni all’anno che obbligano costi sempre maggiori.

Sanare un’annosa situazione discriminatoria che definire vergognosa o non dignitosa per la Capitale del Paese non deve più sembrare lesa maestà, può essere un merito di tutti ma sopratutto deve essere un dovere istituzionale.

fonte: Eugenio Patanè, assessore alla mobilità comune Roma