In principio fu ToBike, inaugurato nel 2010 come uno dei primi servizi di noleggio di biciclette, poi è toccato a Cityscoot, che ha rimosso i propri scooter il 30 novembre, infine si è aggiunta Link, che ha appena ritirato i suoi monopattini elettrici dalle strade torinesi, senza spiegazioni.

Il mondo dello sharing in fuga dal capoluogo piemontese, che si ritrova con meno mezzi per promuovere la mobilità sostenibile. L’ultimo caso, come accennato, è quello di Link che da un giorno all’altro, senza avvisare gli utenti, ha rimosso tutti i suoi 500 monopattini giallo fosforescente.

Sembra, tuttavia, che si possa trattare più di un arrivederci che di un addio, visto che la volontà è quella di tornare in pista entro sei mesi, dopo lo sbarco risalente a marzo 2021. La verità, dunque, si conoscerà solo nella prossima primavera.

La sospensione del servizio, infatti, non riguarda solo Torino, ma l’intero mercato italiano. Stesso discorso per Cityscoot, a causa di “notevoli difficoltà finanziarie”. La società abbandona Torino “a tempo indeterminato”, anche se ha aggiunto “di voler fare il possibile per mantenere la promessa di tornare”.

Tra le cause della difficile situazione economica anche i ripetuti furti di batterie elettriche che equipaggiano i mezzi. Un danno da milioni di euro che ha messo in crisi le finanze del marchio, che proprio per questo aveva deciso di alzare le tariffe lo scorso febbraio. Non è bastato. Il vandalismo è anche la causa che ha messo fine allo storico servizio di ToBike, che solo nel 2022 ha subito 900 casi di furto o danneggiamento delle proprie bici gialle. Una situazione che, secondo l’azienda Biciincittà, non si è ripetuta negli altri comuni italiani, da Genova a Lecce. E così il servizio è terminato lo scorso 13 febbraio.

Torino, è giusto sottolinearlo, non resta sguarnita, ma inizia a perdere diverse tessere del puzzle. Per quanto riguarda i monopattini, ad esempio, rimangono comunque altri 6 operatori (Bird, Lime, Voi Technology, Dott, Helbiz, Bolt), capaci di mettere in strada 3 mila mezzi, ovvero 500 a testa (il massimo consentito dal Comune). I torinesi avranno ancora un’ampia possibilità di scelta, ma risuona in sottofondo un primo campanello d’allarme.

Fonte: Corriere Torino