In Italia si registra un numero elevato di misure di restrizione del traffico inquinante, prevalentemente grazie a schemi di livello regionale e provinciale che restringono la circolazione dei veicoli inquinanti nei soli mesi invernali e durante specifiche fasce orarie. Tuttavia, sono ancora poche le vere zone a basse emissioni sul modello di Area C e Area B a Milano. La maggior parte delle LEZ italiane non sono infatti sottoposte a controlli sistematici (ad esempio tramite varchi elettronici) o almeno regolari da parte della polizia locale. Inoltre mancano una comunicazione efficace rivolta ai cittadini e piani per il rafforzamento nel tempo delle restrizioni.
“Le zone a basse emissioni funzionano. È però essenziale che i sindaci comunichino efficacemente e per tempo, e che siano presenti misure di supporto alla transizione, quali ad esempio schemi che diano un accesso gratuito ai servizi di trasporto pubblico e di sharing mobility a fronte della rottamazione dei veicoli inquinanti. Le automobili stanno soffocando le nostre città, è ora di ricominciare a respirare” ha commentato Claudio Magliulo, Responsabile italiano della campagna Clean Cities.
In una guida pubblicata oggi (in italiano), Zone a basse emissioni: la formula giusta, la campagna Clean Cities propone un decalogo delle zone a basse emissioni, dal definire gli obiettivi e le tempistiche alla comunicazione, dal sostegno alle alternative all’auto alla sistematica raccolta dei dati.
Uno dei requisiti chiave, inoltre, è che la città pianifichi di trasformare la LEZ in una zona a zero emissioni, idealmente entro il 2030, cosa che nessuna città italiana ha piani in questo senso, al momento.
Eppure ben nove città italiane sono state recentemente selezionate dalla Commissione Europea per la missione “100 Climate-Neutral and Smart Cities”, impegnandosi a raggiungere la neutralità climatica (vale a dire, zero emissioni nette) entro il 2030. Sono Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino.
“È evidente che se le città italiane fanno sul serio, non potranno raggiungere la neutralità climatica senza eliminare dalle proprie aree urbane i veicoli inquinanti nell’arco di questo decennio. Si tratta di una sfida complessa, ma tecnologicamente alla nostra portata. Servono lungimiranza, coraggio politico e attenzione al creare una transizione giusta che non lasci indietro nessuno” ha concluso Magliulo.
Un sondaggio del 2021 commissionato dalla Clean Cities Campaign ha dimostrato che l’84% dei cittadini italiani interpellati vogliono che i loro sindaci facciano di più per proteggerli dall’inquinamento dell’aria.
La guida di Clean Cities incoraggia le città italiane ad adottare zone a basse emissioni e a pianificarne l’evoluzione in zone a zero emissioni come perno di una strategia complessiva per la trasformazione della mobilità urbana: non basta aumentare le linee di tram e metro o i chilometri di ciclabili; servono anche misure restrittive ben governate che producano non solo una riduzione dell’inquinamento dell’aria e delle emissioni di CO2, ma anche un complessivo restringimento del parco veicolare privato, per il quale l’Italia ha il triste primato in Europa: 67 auto per 100 abitanti.