Il CNEL ha pubblicato la Relazione 2024 al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini.

Il capitolo 5. è dedicato ai “Servizi per la mobilità, le infrastrutture e le città, con riferimento agli obiettivi 9 e 11 dell’Agenda ONU 2030”, ed un paragrafo specifico alla mobilità sostenibile.

Il documento evidenzia che secondo i dati riportati nell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra ISPRA, in Italia il trasporto su strada, nel 2021, è direttamente responsabile di quasi 100 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 equivalente, in crescita del 2,1% rispetto al 1990. Per quanto riguarda le emissioni di gas inquinanti, i trasporti su strada sono la principale sorgente di ossidi di azoto (circa 42% del totale nel 2021). L’Agenzia europea dell’ambiente nel 2019 ha attribuito morti premature 40.400 all’esposizione cronica di NO2.

Nel 2022, sulle strade italiane, si sono registrati 165.889 incidenti con lesioni a persone, che hanno causato 3.159 decessi; il 73,4% degli incidenti ha interessato le aree urbane, con 1.333 morti e 155.934 feriti. “L’uso intensivo del mezzo privato, che per la maggior parte del tempo è fermo e, nelle nostre città, spesso staziona sulle strade è infine causa di un uso poco efficiente dello spazio urbano.”

Sul fronte delle modalità di trasporto utilizzate dagli italiani, l’Osservatorio Audimob Isfort mostra la larga prevalenza dell’automobile nella ripartizione modale e la sua sostanziale continuità negli anni.

“I dati dimostrano che al fine di migliorare i livelli di qualità della vita nelle nostre città sia opportuno riorientare le abitudini di mobilità verso soluzioni alternative al mezzo privato motorizzato e investire le risorse necessarie in servizi e infrastrutture a sostegno di un nuovo paradigma della mobilità che sia integrata, multimodale e sostenibile, con il trasporto pubblico locale (TPL) che ne sia pilastro, insieme alla ciclabilità, alla sharing mobility ed alla pedonalità in linea con quanto affermato nella Comunicazione della Commissione europea del 2021 “Il nuovo quadro per la mobilità urbana nell’UE”.”

“L’asse portante su cui strutturare la mobilità sostenibile nelle aree urbane non può che essere il TPL, supportato e integrato dalla mobilità condivisa e dalla mobilità dolce (pedonale e ciclabile).”

Occorre, quindi ampliare la rete di metropolitana (concentrata in 7 città italiane con un’estensione com- plessiva inferiore, ad esempio, a quella della sola città di Madrid), la rete tranviaria (presente in soli 12 capoluoghi di provincia) e la rete delle ferrovie suburbane. L’Italia può contare su poco più del 40% della dotazione di metropolitane rispetto alla media dei principali Paesi europei, sul 53,7% della dotazione di reti tranviarie e sul 56% di quelle ferroviarie suburbane.

La mobilità attiva o dolce (a piedi e/o in bicicletta) può costituire un’alternativa valida alla mobilità motorizzata, spostandosi a piedi per coprire percorsi di breve durata e utilizzando la bicicletta per distanze medio – lunghe. La mobilità dolce non comporta lo sfruttamento di risorse non rinnovabili, la produzione di emissioni inquinanti e di gas serra in atmosfera, ma piuttosto apporta dei benefici in termini di salute, di coesione sociale e di presidio del territorio. Con la Risoluzione del 16 febbraio 2023 sull’elaborazione di una strategia dell’UE per la mobilità ciclabile il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di elaborare una strategia europea dedicata alla mobilità ciclabile con l’obiettivo di raddoppiare il numero di chilometri percorsi in bicicletta in Europa entro il 2030.

estratto CNEL-mobilità