Il nuovo Codice della strada diventato legge dopo il voto al Senato se ne frega altamente dei ciclisti. Anche se si può fregiare del tanto bello quanto inutile “obbligo della distanza di sicurezza di un metro e mezzo” da mantenere nel sorpasso delle bici. Norma che è una presa in giro già nel testo del ddl con un inciso: “Ove le condizioni della strada lo consentano”. Che vuol dire una cosa soltanto: quasi mai.
Non solo rende molto, ma molto, più complesso l’iter burocratico per fare evolvere una città in una città 30 ma pone dei paletti per incentivare la mobilità a pedali.
Il nuovo Codice della strada per prima cosa prende a mazzate la legge 120 del 2020. È quella che aveva agevolato i Comuni di realizzare opere a basso costo e dalla provata efficacia, come la corsia ciclabile e la “casa avanzata” di fermata per le bici, e accorgimenti regolatori, come il doppio senso ciclabile, solamente grazie a una serie di precise indicazioni tecniche e segnaletiche. Per non parlare della possibilità di imporre su alcune strade l’obbligo per i conducenti di veicoli a motore di dare la precedenza ai ciclisti. In Germania si chiamano fahrradstraße, ma si trovano praticamente ovunque in Europa. Questa possibilità verrà sostituita da un generico e obbligo di prestare attenzione. Nessun problema per gli automobilisti: tanto nessuno vede i ciclisti che investe.
In pratica il nuovo Codice della strada congela la possibilità di fare tutto quello che si poteva facilmente fare sino a ieri. Ora servirà aspettare un (fantomatico) regolamento per le corsie ciclabili e un aggiornamento del regolamento di esecuzione del Codice che chissà quando (e se) arriverà.
In ogni caso i sindaci potranno realizzare corsie ciclabili solo e soltanto quando c’è l’impossibilità accertata di creare una pista ciclabile fuori dalla carreggiata. E i comuni non potranno decidere nemmeno se posizionarla, per esigenze di traffico, al centro o alla sinistra della carreggiata: solo a destra.
Non basta. La riforma voluta da Matteo Salvini impedisce anche ai comuni di dare la possibilità ai ciclisti di pedalare sulle corsie riservate ai mezzi pubblici. Per quanto riguarda la “casa avanzata” essa sarà possibile realizzarla, previo via libera ministeriale, sono nelle strade a unica corsia e dotate di corsia o pista ciclabile.
In pratica il segretario del partito che vuole più di ogni altro l’autonomia toglie ai comuni la possibilità di gestire la loro mobilità urbana.
Il Codice della strada di Salvini è un trionfo per gli automobilisti à la Vittorio Feltri. Quelli che dicono, senza alcuna vergogna, “i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”.
fonte: Girodiruota