Il nuovo codice della strada ha appena ricevuto l’ok del Senato ed è legge. Repubblica ha intervistato Andrea Giaretta vicepresidente per il Sud-ovest Europa e Medio Oriente di Dott, uno degli operatori dello sharing, nato nel 2018 e sbarcato nel 2019, per la prima volta proprio sotto la Mole, dove oggi ha 1.600 monopattini sui 9mila distribuiti in tutta Italia.

«Varie misure di questa norma sono inapplicabili. Una su tutte è l’obbligo del casco per i monopattini. L’altra è il divieto per le auto di sorpassare il monopattino a una distanza inferiore a un metro e mezzo. Chi controllerà? E ancora, l’obbligo assicurativo rc auto applicato anche ai monopattini che va contro una sentenza europea».

Partiamo dal casco. Non è obbligatorio già in altri paesi?
«In paesi come Israele l’obbligo c’è, ma le società che hanno applicato icaschi ai monopattini a Tel Aviv hanno subito una serie di atti vandalici e stiamo parlando di un Paese dove i controlli sono altissimi.
Anche a Firenze, il sindaco aveva disposto l’obbligo ma poi il Tar ha giudicato il provvedimento illegittimo. Inoltre nel giro di poco tempo erano stati rubati. Da noi non ci sono controlli sufficienti e sarebbe impossibile andare a rimettere ogni casco rimosso dai ladri. A Roma copriamo una zona ampia 220 chilometri quadrati. A Milano di 180».

Le persone potrebbero portarlo con sé.
«Sì, l’obbligo è personale, ma questo, secondo noi, disincentiverà l’uso dei nostri mezzi e si rischia un effetto Parigi. In quella città i monopattini in sharing sono stati messi al bando e gli incidenti sono aumentati perché mentre i nostri mezzi hanno una velocità ridotta, non superiore ai 20 chilometri all’ora, i monopattini privati vanno molto più veloci».

Ma voi non avete affrontato questo tema con il governo?
«Abbiamo fatto diversi incontri, nel senso che abbiamo dedicato tantotempo al dialogo, ma nulla di ciò che abbiamo detto è stato recepito in questi due anni nonostante i dati portati a supporto delle nostre posizioni. Secondo noi sarebbe bastato far rispettare la legge voluta da Roberto Rosso, parlamentare della circoscrizione di Torino, sullo sharing dei monopattini che aveva garantito zero vittime sin dal 2021».

Perché, secondo lei, si è fatto altrimenti?
«Perché si è voluta fare una politica propagandistica. Si è cercato l’effetto wow, ma così si cambia tutto per non cambiare niente o addirittura per peggiorare le cose. La causa maggiore di incidenti è la velocità ma non si fanno controlli sufficienti. Altra norma disapplicata finora è quella sui controlli del codice identificativo dei monopattini privati. Eppure, gli incidenti mortali avvengono con quel tipo di veicoli non con i nostri che seguono già tutte le regole».

Adesso cosa farete?
«Ora vedremo come lo slogan, attraverso i decreti attuativi, sarà calato nella realtà. Speriamo che ci siano delle modifiche e che non si vada avanti in questa battaglia che è ideologica e rischia di diventare un boomerang».

fonte: Repubblica