Sono 753 le morti che si sarebbero potute evitare a Bologna se i livelli di Pm 2,5, ovvero gli inquinanti più piccoli e pericolosi che respiriamo, fossero stati più bassi. Si legge nell’ultima valutazione sanitaria sulla qualità dell’aria, relativa al 2023, pubblicata dal dipartimento dei Salute pubblica, che tutti gli anni pubblica un rapporto sulla situazione della qualità dell’aria.
Dove si parla anche di Città 30. « Ci sono margini per dire che questo provvedimento mitiga i problemi di salute », dice il direttore Paolo Pandolfi.
Come si fanno queste stime? « Si parte da un fattore di rischio, che è l’inquinamento — spiega Pandolfi — e si calcolano le morti attribuibili a determinate soglie di esposizione e a determinati inquinanti. Parliamo sostanzialmente di patologie cardiocircolatorie, respiratorie e anche oncologiche». Morti dovute agli effetti di lungo periodo delle Pm 2,5. Decessi evitabili, mettono nero su bianco gli esperti, «se i livelli di inquinamento della città metropolitana di Bologna si allineassero con quanto raccomandato dall’Oms, considerando il valore soglia di 5 microgrammi per metro cubo». Limiti che sono molto più stringenti di quelli previsti dalla normativa ( 25 microgrammi al metro cubo) e anche di quelli da raggiungere entro il 2030 secondo l’Ue (10 microgrammi al metro cubo).
« L’esposizione sia a breve che a lungo termine all’inquinamento atmosferico — si legge nella premessa dello studio, lungo una quarantina di pagine — può portare ad un’ampia gamma di patologie, tra cui ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva, cancro polmonare, asma bronchiale, infezioni delle vie respiratorie inferiori, diabete di tipo 2, Alzheimer e demenza».
Va detto che i livelli di inquinamento sono in calo, quindi anche le stime di mortalità di breve e lungo termine. Inoltre. rispetto al passato, ragiona Pandolfi, « c’è senza dubbio più conoscenza e la conoscenza porta a maggiore consapevolezza sia a livello scientifico che nella popolazione generale. Il problema dello smog è che non lo posso controllare e questo altera la mia percezione del rischio, scatena reazioni emotive: o lo considero pochissimo, oppure mi terrorizza. Tuttavia non dimentichiamoci che il 20% delle morti è determinato dal fumo di tabacco, e questo è un fattore che ciascuno di noi potrebbe benissimo controllare, mentre l’inquinamento ambientale è sotto il 10%».
Ma nel report si parla ( bene) anche di Città 30. « Dal primo luglio 2023 — si legge — è iniziata la transizione che ha portato Bologna nel 2024 ad essere la più grande città italiana a 30 chilometri orari. Tra i vantaggi della Città 30, vi è senza dubbio quello di migliorare la mobilità ciclabile e la pedonalità, con conseguente riduzione delle emissioni. A tal proposito, il Comune ha evidenziato come nei primi sei mesi del 2024 si sia registrato un calo del No2, inquinante più legato al traffico, del 23,1% rispetto agli anni precedenti ». Con Città 30, commenta Pandolfi, « cominciamo a vedere meno incidenti gravi. Inoltre, ridurre la velocità riduce anche l’inquinamento, che non dipende solo da quello che esce dal mio tubo di scarico ma anche dal tipo di rotolamento delle gomme. Che cambia, se rallento».
I rapporti del Dipartimento di Salute Pubblica sulla qualità dell’aria
fonte: Repubblica