Genova abbia il coraggio di fare come Bologna e diventare una città a 30 all’ora. E punti sul tram». L’appello è di Stefano Bigliazzi, presidente di Legambiente Liguria, e il tema – dalle ricadute molto concrete – arriva sul tavolo della travagliata campagna elettorale per le comunali.
L’occasione è la tappa genovese di “ Genova Citta2030, come cambia la mobilità” di Legambiente. E Genova, quanto a pedoni investiti, è maglia nera: 577 nel 2023, record negativo tra le grandi città italiane. Il tasso di incidenti con morti e feriti è alto: una media di 8,4 incidenti ogni mille abitanti ben oltre l’obiettivo fissato per il 2030, ovvero arrivare a meno di due.
La proposta, dunque, è seguire l’esempio di Bologna, che ha azzerato il numero di pedoni uccisi in un anno di città 30 riducendo la velocità sul 70 per cento delle strade cittadine. A Genova, l’idea è di avviare la sperimentazione su nove strade, le più pericolose per ogni municipio: una su tutte via Ferreggiano, dove «in dieci anni sono stati investiti 56 pedoni – spiega Romolo Solari, presidente circolo Amici della Bicicletta Legambiente e Fiab Genova – limitare la velocità è fondamentale: a 30 all’ora l’impatto con un pedone equivale a una caduta dal primo piano, con una probabilità di sopravvivenza del 90 per cento, mentre a 50 le conseguenze diventano letali». Le altre sono via Assarotti e lungomare di Pegli (entrambe con persone 36 investite in dieci anni), via Oberdan a Nervi (30), piazza Montano aSampierdarena ( 29), via Albaro ( 27), via Puccini a Sestri Ponente (26), via Reta al Campasso e via Piacenza tra Staglieno e San Gottardo (25).
La presentazione delle proposte arriva il giorno dopo il flash mob di piazza De Ferrari, dove attiviste e attivisti hanno srotolato lo striscione “Riduci la velocità, proteggi i pedoni”. Legambiente ha snocciolato una serie di dati. Il primo appare come un paradosso: il tasso di motorizzazione di Genova è tra i più bassi d’Italia, con 48 auto ogni cento abitanti, compensato però dall’alto numero di moto e scooter che occupano anche ampie porzioni di spazio pubblico.
« Manca del tutto una visione che porti verso la mobilità pubblica alternativa – incalza Bigliazzi una soluzione è il tram: sarebbe adattissimo nelle zone pianeggianti, da Levante a Ponente, e nelle due valli Bisagno e Polcevera. Invece siamo a zero.
Sulla sperimentazione delle vie a 30 all’ora, frena l’assessore alla Mobilità Sergio Gambino: « Analizzeremo queste strade, ma se mettiamo il limite in alcune, per coerenza dobbiamo metterlo anche su tutte quelle simili. Prima di ridurre il limite di velocità bisogna fare un’analisi per capire i motivi degli incidenti: se per scarsa illuminazione o per la posizione sbagliata degli attraversamenti».
fonte: Repubblica