Il giornalista Fabrizio Fasanella su Linkiesta ha pubblicato un interessante articolo sulle problematiche della mobilità a Genova e sulle idee della sindaca neo-eletta Silvia Salis.

I saliscendi, le strade strette e i 30 chilometri di fascia litoranea sono dei limiti oggettivi, ma il margine di miglioramento è ampio.

«I cambiamenti che dovranno essere realizzati sono soprattutto culturali», si legge all’interno del programma sulla mobilità di Salis, che cavalcherà due aspetti tra loro collegati.

Il primo è l’utilizzo elevato del trasporto pubblico locale da parte dei genovesi (360 viaggi per abitante nel 2022), il secondo è l’alto tasso di mobilità comunale. In più, Genova è insieme a Napoli la grande città italiana con il più alto numero di scooter per abitante, ma vanta anche uno dei tassi di motorizzazione più bassi del Paese, con meno di cinquecento vetture ogni mille persone (comunque troppe per le caratteristiche del capoluogo).

Silvia Salis rifiuta l’idea di una Genova incompatibile con la mobilità sostenibile e vuole sprigionare un potenziale finora rimasto inespresso.

Uno degli aspetti più inspiegabili della mobilità di Genova è l’irrilevanza dello sharing (0,5 mezzi ogni 1000 abitanti). Il capoluogo ligure si presta perfettamente all’uso della bicicletta elettrica, pensata per tutte le età (parliamo del capoluogo di Regione più vecchio d’Italia).

È quindi positiva, scorrendo il programma, la promessa di potenziare tutti i servizi in condivisione (soprattutto a flusso libero, quindi senza parcheggi fissi), «investendo in particolare nello sharing dei veicoli a due ruote e delle biciclette elettriche, prevedendo in quest’ultimo caso aree di sosta ad hoc che si integrino con le zone ad alta vocazione pedonale».

Dal programma spicca anche la proposta di realizzare parcheggi in struttura per «liberare spazi urbani nelle zone residenziali e nelle direttrici principali di viabilità, con l’obiettivo di liberare spazio pubblico in superficie». Questo consentirà di costruire «un nuovo piano per la mobilità alternativa e la mobilità ciclopedonale, proteggendo e rendendo efficienti questi percorsi (è un riferimento alle piste ciclabili in sede, che a Genova sono pochissime, ndr), anche attraverso la coprogettazione con associazioni e utenti».

Bene anche la proposta di realizzare – «in accordo con Municipi e cittadini e realtà commerciali» (è qui che nasceranno gli scontri) – nuove Ztl, aree pedonali, Zone 30 e interventi di urbanismo tattico che, ad esempio, a Milano stanno funzionando bene nel programma “Piazze Aperte”.

Queste novità verranno sperimentate soprattutto in prossimità dei parchi, degli ospedali e delle scuole, da cui si può partire per estendere le Zone 30 nelle strade adiacenti. E cambiare, finalmente, il volto di una città dalla forte vocazione pedonale.

Programma-Silvia-Salis-Genova