Intervento di Roberto Caristi (Per la Rete delle associazioni San Teodoro)
”Nei giorni scorsi abbiamo appreso dalla stampa due notizie. La prima è che il Comune di Genova ha emanato un’ordinanza antismog che, ottemperando a una disposizione della Regione, interdirà l’accesso al centro città ai veicoli diesel Euro4, visto che, dal 2010, il nostro capoluogo è coinvolto nella procedura di infrazione europea contro l’Italia, per il superamento sistematico dei valori limite di biossido di azoto in alcune aree del Paese con conseguenti sanzioni economiche.
Vale la pena di considerare che — secondo una ricerca sulla salute urbana fatta in mille città europee consultabile al sito https://isglobalranking.org/city/genoa/#air, se a Genova fossero rispettate le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno si potrebbero evitare 303 morti per biossido di azoto e 595 per polveri sottili.
Numeri che sono la punta dell’iceberg, al di sotto della quale ci sono persone che si ammalano per patologie respiratorie, cardiovascolari e neurodegenerative. Sempre secondo quella ricerca, circa il 50 per cento delle polluzioni di biossido e il 20 per cento di quelle per polveri sottili deriva dal traffico marittimo. Stride dunque l’altra notizia: l’intervento di Stefano Messina che al meeting annuale di Assarmatori di cui è presidente ha parlato di “ambientalismo ideologico” che avrebbe condizionato “le politiche dell’Unione europea”, fino alla “follia ambientalista” del pacchetto “Fit for 55” che contiene misure volte a ridurre del 55 per cento entro il 2030, le emissioni inquinanti — anche nel trasporto marittimo — rispetto al 1990, pacchetto volto a contrastare quei cambiamenti climatici che sperimentiamo anche in queste roventi giornate e che — secondo gli scienziati dell’IPCC, l’organismo scientifico promosso dalle Nazioni Unite per studiare e contrastare il riscaldamento globale, mettono a repentaglio la sopravvivenza della specie umana.
Assarmatori parla del Green Deal europeo come di “politiche suicide” (peraltro, poi abbondantemente annacquate per dirottare fondi sui piani di riarmo — a proposito di follie suicide — e allinearsi al ribasso a una normativa globale segnata dall’attuale negazionismo climatico statunitense). Noi non siamo d’accordo con un approccio che vede la cura della nostra salute e dell’ambiente in cui viviamo come una variabile subordinata ai profitti; essa è semmai l’indicatore di coerenza con uno sviluppo socialmente sostenibile: l’unico per il quale sia giusto un impegno comune (al riguardo ricordiamo che le politiche green per lo shipping sono supportate da aiuti pubblici — dai contribuenti — sia per il rinnovo delle flotte, vedi legge 101/2021: un intervento da 500 milioni di euro per incentivare l’acquisto di nuove navi o l’ammodernamento delle flotte esistenti da parte degli armatori operanti nei porti italiani ed europei, sia per sostenere l’allacciamento alla rete elettrica in banchina, delibera 19.11.2024 di ARERA per lo sconto del 100 per cento di oneri generali di sistema e accise agli armatori che utilizzano il cold ironing, avvalendosi dei 570 milioni di euro autorizzati come aiuti di Stato dall’UE e utilizzabili entro il 2027.
Ribadiamo perciò l’invito alle Istituzioni e a tutti i portatori di interesse — armatori inclusi — ad aprire un confronto che metta al centro le condizioni di vita e di lavoro nella nostra città, e in particolare nell’area portuale e subportuale, valutando gli interventi possibili e necessari a brevissimo, medio e lungo termine per migliorare — salvaguardando l’occupazione — la qualità dell’aria, che per quanto ci riguarda deve diventare criterio di programmazione.
Tutte le altre, sì, sarebbero scelte folli e suicide che combatteremmo nel modo più deciso.“
fonte: Repubblica