Concentrarsi sulle Zone 30, ma con un paradigma diverso rispetto a quanto fatto fino a ora: qualità più che quantità. Tra i punti del piano per la sicurezza dei ciclisti che la task force nominata due mesi fa presenterà al sindaco entro Natale (forse già verso la fine di questa settimana) c’è quello delle vie a velocità ridotta. Che saranno aumentate, certo, soprattutto con l’ampliamento delle strade scolastiche, ma anche “riaggiustate”.

L’obiettivo è quello di migliorarne l’efficacia: negli ultimi cinque anni le strade a lenta percorrenza sono aumentate del 133,8 per cento (dati Amat). Ma non basta, serve un cambio di passo come hanno più volte chiesto le associazioni di ciclisti e pedoni. Ecco perché quello che gli addetti ai lavori definiscono più come un piano per la sicurezza stradale in generale, quindi di tutti e non solo di chi pedala, punterà a frenare la corsa delle auto.

Del resto questa è la linea della maggioranza comunale che, da diverso tempo, indica “ Bologna città 30” come modello a cui aspirare entro al fine di questo secondo mandato Sala. Tra le ipotesi che si stanno definendo c’è quella di sperimentare soluzioni che inducano gli automobilisti e i motociclisti a rispettare davvero la segnaletica che indica il limite di velocità. Con un lavoro di dissuasione “tattico”: un esempio è quello della sosta alternata delle auto che crea una sorta di tragitto a chicane che impone il rallentamento.

Il documento tecnico, che è in fase di rifinitura e di condivisione con gli uffici dell’assessorato alla Mobilità, darà alcune “raccomandazioni” e indicazioni sia di ampio respiro che di fattibilità immediata. Sarà poi il Comune a declinarlo in azioni pratiche, scegliendo quali suggerimenti recepire per poi trasformarli in delibere di giunta, determine dirigenziali e via dicendo.

Un capitolo generale del documento definirà la strategia da qui ai prossimi anni, poi un allegato disegnerà il biciplan di Milano (cioè la mappa presente e future delle piste ciclabili), infine una decina di punti snelli e precisi individueranno le azioni da mettere in campo subito. Come misure emergenziali da rendere poi via via strutturali. Le associazioni ambientaliste avevano inviato alla task force le loro dieci priorità, a tavolo di lavoro appena insediato.

Un elenco che lo stesso gruppo guidato dal consigliere della Lista Sala Marco Mazzei aveva deciso di prendere come spunto per il lavoro messo a punto, poi, in questi ultimi due mesi. Tutte azioni agevoli da mettere subito in strada. Ci sono le case avanzate da disegnare agli incroci (cioè la segnaletica orizzontale che crea a livello del semaforo uno spazio riservato alle bici avanzato rispetto alla linea di stop per le auto), almeno quelli più pericolosi. E ancora: mettere in sicurezza, anche per i pedoni, le intersezioni con il tasso di incidenti più alto e le proteggere le piste ciclabili, ripensare alle strade secondarie del centro storico, convertendole in vie ciclopedonali eccetto autorizzati, con limite di velocità a passo d’uomo. Oppure: trasformare i controviali in strade a priorità per le biciclette, sperimentare cartelli che siano specifici per i ciclisti e avvicinarsi a 10 chilometri di piste ciclabili per 10 mila abitanti. Infine, riassegnare i fondi a disposizione del Comune sulla base delle priorità del biciplan.

Si vedrà dunque nei prossimi giorni quali saranno i punti presi in considerazione. Il tavolo di lavoro consegnerà al sindaco tutto il pacchetto, sarà poi Sala a decidere se e come comunicare le misure alla città.

Intanto, tra le associazioni ambientalistec’è un po’ di malumore per il mancato dialogo con il Comune: «Dopo che la task force avrà consegnato il documento — spiega Claudio Magliulo di Clean cities — ci auguriamo ci sia un confronto più aperto con la società civile che ha dato una spinta propulsiva all’apertura della discussione sulla sicurezza stradale in città ».

fonte: Repubblica Milano