Una lunga ciclabile che abbraccia tutta la Circonvallazione della 90-91. Telecamere ai semafori per fotografare i trasgressori. Marciapiedi liberi dalle auto. Ma anche da pali, ingombri, totem in disuso, per restituire pezzi di città a chi si muove a piedi e in bicicletta. La corsa a lanciare proposte per migliorare la mobilità cittadina è all’ultimo giro di boa. Da due mesi è aperta la piattaforma online sul sito del Comune che sta raccogliendo idee e suggerimenti di cittadini e associazioni. Möves è stato battezzato il processo che porterà, entro il 31 marzo, a produrre un documento di sintesi da cui partire per realizzare ciclabili e percorsi pedonali per il futuro. Il processo si articolerà in tre fasi: la raccolta delle proposte dal basso, la condivisione con i Municipi e la stesura del documento finale, un biciplan che mapperà le ciclabili della città e delle nove zone. C’è tempo ancora fino al 23 febbraio per scrivere le proprie osservazioni. «Dalle proposte si sta profilando — spiega Marco Mazzei, consigliere comunale, promotore del progetto e a capo della task force per la sicurezza stradale del Comune — l’idea della città 30 che da tempo l’amministrazione comunale sta portando avanti progressivamente».
C’è chi suggerisce come disegnare le future piste ciclabili: « Non devono essere delle linee (sbiadite) sull’asfalto, piuttosto essere simili a delle isole di traffico». E chi lancia l’idea di prendere spunto dal Comune di Pesaro dove corsie per i ciclisti sono trattatealla stregua delle linee del metrò. « Le hanno chiamate Bicipolitane numero 1, 2,3, eccetera — spiega il cittadino — . Come per la nostra metropolitana, hanno una mappa che mostra i percorsi e utilizzano colori diversi per facilitare il riconoscimento dei percorsi da parte dei ciclisti». Sul tavolo anche idee più audaci, come quella di «rendere almeno uno dei quattro tunnel della stazione Centrale unicamente ciclopedonale. I quattro tunnel del tracciato ferroviario coprono una distanza di circa un chilometro in linea retta, risultando essere un elemento di fondamentale collegamento tra via Ferrante Aporti e via Sammartini (e le aree limitrofe) » . Per corso Buenos Aires c’è anche chi spinge per andare oltre ai lavori di riqualificazione già in atto, proponendo di sperimentare, almeno nei fine settimana, la pedonalizzazione dell’arteria dello shopping.
Non manca chi fa le pulci alle ciclabili già tracciate, chiedendo per esempio per il lungo percorso del Naviglio Martesana di « installare dei dossi o bande sonore per costringere i ciclisti a rallentare » . Anche le Bikemi sono nel mirino dei cittadini. Sono apprezzate le biciclette in condivisione del Comune, ma non bastano per tutti i fruitori, tant’è che qualcuno crede si dovrebbe affiancare « ogni stazione metro con una stazione di bici Bikemi» e arrivare a coprire anche le zone scoperte come « lo stadio Meazza al quartiere San Siro » .
Più aree di sosta anche per le biciclette nei condomini, guardando ad altre città europee. « Progettare e diffondere una modalità “ Milano” — suggerisce un cittadino — per dotare quei condomini che sono sprovvisti di spazi di deposito interno di bici di un luogo sicuro e protetto per lasciare le biciclette, vedi altre esperienze europee». Nel capitolo sulla mobilità dei quartieri, spunta anche chi vorrebbe ridurre a 30 all’ora il limite di velocità delle auto in via Giambellino: « La strada è molto stretta in entrambi i sensi di marcia, un traffico motorizzato entro i 30km/ h permetterebbe alle biciclette e ai monopattini di circolare più serenamente ». Una città anche a misura di anziano, chiede qualcuno, con « panchine e punti ristoro lungo le strade » e « pavimentazioni dei marciapiedi eleganti e regolari come a Madrid».
Il pacchetto di proposte servirà a Palazzo Marino per comporre un nuovo piano per la mobilità di ciclisti e pedoni. Ma sulle future decisioni pende ancora la spada di Damocle del Codice della strada in attesa dei decreti attuativi che definiranno limiti e confini dei progetti.
fonte: Repubblica