Perché la pianura padana è tra le aree più inquinate del mondo? I fattori fondamentali sono due. Uno geografico: la «chiusura» all’interno di Alpi e Appennini provoca un effetto «conca», per cui il naturale rimescolamento dell’aria è molto ridotto rispetto a zone «aperte». Il secondo, determinante fattore è che all’interno di questa conca c’è una concentrazione estremamente elevata di traffico, industrie, attività agricole, città e territori densamente urbanizzati. Risultato: dentro l’area italiana più svantaggiata a livello geografico per la dispersione naturale degli inquinanti si trovano anche le maggiori fonti che producono quegli inquinanti.

Le fonti che producono più smog cambiano per tipo di inquinante e zona di riferimento. La Regione Lombardia pubblica un inventario delle fonti (si chiama «Inemar» ed è consultabile online, l’ultimo aggiornamento risale al 2021). Il Pm10, a livello regionale, per circa il 45 per cento deriva dalla combustione dalla legna (o combustibili simili). Il traffico pesa per il 22,5 per cento, l’industria meno del 7 per cento.

A livello locale, la situazione è completamente invertita: quasi la metà del Pm10 che Milano immette nella sua aria arriva dal traffico su strada (13 per cento solo dagli scarichi diesel). La situazione è ancor più drammatica per quanto riguarda gli ossidi di azoto (Nox), sostanze particolarmente tossiche per chi soffre di asma, di malattie respiratorie croniche e per i bambini. Il traffico a Milano è responsabile del 67 per cento degli ossidi di azoto che vengono immessi nell’aria (quasi del tutto dai motori diesel).

Una recente ricerca dell’Ats (l’autorità sanitaria di Milano) ha dimostrato che oltre il 12 per cento delle morti per cause naturali in cittadini sopra i 30 anni è attribuibile all’inquinamento (per Milano significa oltre 1.600 decessi l’anno)

fonte: Corriere.it