Le nuove bike lane «impossibili da realizzare». Quelle già tracciate che rischiano «di non essere più a norma». E poi: gli autovelox da omologare, i dispositivi per l’angolo cieco da preservare. Il governo conta di far approvare il nuovo Codice della strada entro la fine del mese. Marco Granelli, il quale oltre a essere assessore alla Sicurezza a Palazzo Marino è anche delegato dell’Anci alla Mobilità sostenibile, ha diverse perplessità e lancia un allarme sulle piste ciclabili.

Cosa non la convince?

«Quella riforma ha alcuni punti critici tra i quali c’è il tema della ciclabilità. Il fatto che il ministro sostenga che vada approvata velocemente così com’è a noi pone qualche problema. Non dice nulla sulla velocità e sulla ciclabilità ci fa tornare indietro».

In che senso?

«Parlo delle ciclabili leggere (quelle tracciate sull’asfalto senza cordoli a protezione, ndr) realizzate a Milano come in tantissimi altri Comuni: beh, diventerà molto più difficile realizzarle, se non impossibile».

Vale anche per quelle che già ci sono? Cioè, dovrete cancellarle?

«Questa è una valutazione che dovremo fare. Però, teoricamente, se si cambia il Codice della strada anche quelle potrebbero avere criticità e non essere più a norma».

Cosa chiede al ministro Salvini?

«Come Anci abbiamo ribadito ancora una volta la necessità di fare un’ulteriore riflessione. Il che non significa rivedere tutto: il meglio è nemico del bene e se aspettiamo la perfezione non ce la caviamo più. Però si faccia un accordo con i Comuni, i due dicasteri dell’Interno e dei Trasporti e le associazioni per vedere se ci sono due o tre punti sui quali si può ancora discutere».

Ma il testo non è già chiuso?

«Si può fare un passaggio veloce di modifica al Senato e poi far ratificare alla Camera».

Nel Ddl manca un riferimento all’obbligo dei sensori salva-ciclisti sui camion. La preoccupa il fatto che Milano stia andando avanti da sola in questa direzione?

«Il Consiglio di Stato ha detto che noi possiamo procedere, quindi andiamo avanti. Si tratta però di una regola che al momento vale solo per Area B: è chiaro che sarebbe logico e auspicabile ci fosse anche una normativa nazionale a riguardo, visto che i camion viaggiano in tutto il Paese e che, come riporta l’Istat, fanno impennare gli incidenti mortali in tutte le grandi città. Il mio appello, dunque, è ad occuparsene anche a livello nazionale. È stato detto più volte: la tecnologia è uno strumento fondamentale per la sicurezza stradale, usiamola. Siamo disponibili a confrontarci, se c’è qualcosa da modificare siamo pronti».

Capitolo autovelox, Salvini ha assicurato che risolverà il problema dell’omologazione.

«Un buon segnale, il tema però è come. Ad oggi tutti gli impianti di Milano e del resto d’Italia sono autorizzati da prefettura e ministero, ma non sono omologati perché fino a oggi non c’è stata la possibilità di farlo. Se, come avevamo suggerito, il ministero attiva la procedura di omologazione, poi ci vuole il tempo per averla. Quindi bisogna capire come gestire questa fase. Di certo non possiamo spegnere gli impianti fino a quando non sarà fatta chiarezza. Noi i controlli dobbiamo farli tutti i giorni e li stiamo facendo, serve dunque una garanzia a tutela degli impianti esistenti. Aspettiamo in tempi stretti la convocazione dell’incontro annunciato da Salvini per ragionare nel merito».

fonte: Repubblica