Vivere a Bologna, Genova, Pavia, e usare Milano soltanto come «ufficio»: aumentano i pendolari a lungo raggio che convergono sulla città e cresceranno ancora nei prossimi anni: è la riflessione da cui parte una ricerca supportata da Fondazione Cariplo con la partecipazione di studiosi di varie discipline del Politecnico, del Cnr, della Sapienza di Roma e della Bicocca. Obiettivo: indagare le implicazioni di questa così forte «periferizzazione dei flussi». Il fenomeno è impressionante: ogni giorno entrano in città 900 mila persone, per varie ragioni, e solo un terzo viene dal resto della Città metropolitana.
«Questo dato è cresciuto in modo consistente nel tempo e si è esteso il territorio da cui questi flussi in entrata provengono. Chi abitava altrove e ha trovato impiego in città, non ha spostato la residenza, ma anche chi viveva a Milano, con l’aumento dei valori immobiliari e dei costi, si è spostato in altri comuni e persino fuori regione» dice Alessandro Coppola, responsabile della ricerca («MetroMosaic») e docente del Dipartimento architettura e studi urbani (Dastu) del Politecnico. È un popolo che considera le ore di viaggio uno scotto necessario per avere un sostenibile equilibrio di vita e che tiene «territorialmente» sempre più lontane dal lavoro la propria famiglia, gli amici e lo svago.
Il trend riflette la trasformazione dell’economia regionale che è sempre più terziaria e quindi sempre più urbana: i volenterosi trovano «sempre più lavoro» in città, tipicamente nei servizi, mentre in proporzione sono meno quelli che trovano impiego nell’hinterland, sempre meno industrializzato — e l’eccezione (con alcuni poli nei quali l’occupazione è molto cresciuta come Assago, Rho, San Giuliano e Vimercate) conferma la regola. Si potrebbe persino parlare di «dipendenza crescente» di cui soffrono alcuni piccoli comuni in particolare in provincia di Pavia e Lodi, o Cremona, continua Coppola: «In diversi paesi dell’alto Pavese e alto Lodigiano, un abitante su tre ormai lavora a Milano. E per converso a Sesto San Giovanni, Bresso e Corsico, ma anche a Vellezzo, piccolo comune del Pavese, più di un nuovo residente su due arriva dal capoluogo lombardo».
Le tensioni che ne derivano vanno in una duplice direzione di richieste: case più abbordabili (dentro Milano) da una parte, e trasporti più efficienti dall’altra. Chi abita a Bologna, Torino o Genova (tre città da cui i flussi sono in aumento) può scegliere i treni più veloci e puntuali ma solo pagando a caro prezzo gli abbonamenti. Non ha scelta invece chi risiede in paesi del Lodigiano, del Comasco o del Pavese dove il malcontento è palpabile: trasporti insoddisfacenti o, considerando come alternativa l’auto, traffico (parola loro) «impossibile». Gli effetti di tutto questo si riflettono soprattutto a livello di coesione socio-economica, riflettono gli studiosi.
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Fonte: Corriere.it