Repubblica ha intervistato Luca Studer, docente di Circolazione e sicurezza stradale al Politecnico di Milano e responsabile del laboratorio Mobilità e trasporti sulle intenzioni del Comune di eliminare la sosta gratuita per i non residenti.

«Milano ha un tasso di motorizzazione che è intorno alle 500 auto per mille abitanti: nelle altre città europee siamo poco sopra la metà. È qualcosa su cui si deve agire: modificare le norme che regolano la sosta, eliminando quella libera, è una politica dissuasiva che con il tempo premierà. La sosta è uno strumento per influenzare la domanda di trasporto: meno ce ne è disponibile, meno la gente viene in auto: è ovvio che le auto non spariscono dall’oggi al domani, però finché c’è la totale libertà sul fronte della sosta, si incentiva l’uso dell’auto».
«In generale, il nodo è anche quello dei costi: ad esempio a Parigi già da anni la sosta a pagamento non solo è costosa, ma è pagata anche dai residenti, cosa che disincentiva ulteriormente dal possesso e dall’utilizzo di un’auto».
«A mio parere il parcheggio libero deve sparire definitivamente Anche perché il rischio, dietro l’angolo e purtroppo molto spesso già oggi tollerato, è quello della sosta selvaggia, che va combattuta con decisione. È necessario, quindi, stabilire a priori dove le persone possono parcheggiare, pagando una determinata cifra, con la consapevolezza che più questa sarà altra, più gli utenti saranno disincentivati a utilizzare mezzi privati a favore di quelli pubblici».

«Un altro problema è la difficoltà per i mezzi pubblici di muoversi a Milano. La realizzazione di corsie riservate ai mezzi pubblici è impossibile senza eliminare la sosta, perché oltre alla corsia di marcia è già presente quella per la sosta stessa. Per avere una corsia riservata ai mezzi collettivi e non impedire il transito veicolare in quella via l’unica soluzione sarebbe eliminare la sosta. Di conseguenza, non potendo realizzare molte corsie riservate, il trasporto pubblico risulta lento e condizionato dal traffico veicolare, diventando così poco attrattivo per gli utenti».
«Se la strada ha una larghezza limitata e, invece di destinare lo spazio a marciapiedi per i pedoni o piste ciclabili per le bici, lo utilizziamo per la sosta, è evidente che non si disincentiva l’uso dell’auto privata a favore di mezzi più sostenibili. Si pensi, per esempio, anche alla ciclabile protetta dalle auto in sosta realizzata in corso Venezia: non è unicum, casi simili ci sono anche a Barcellona. Però è un controsenso».

«Il 90 per cento del tempo le auto non circolano, ma restano ferme: bisogna lavorare su questo, perché se gli spazi per la sosta sono limitati, è ovvio che debba esserlo anche l’occupazione di quegli spazi da parte delle auto. Tipicamente, è il pendolare colui che tiene ferma la sua auto a lungo: si tratta di un utente che a Milano non dovrebbe venire in auto, ma che è costretto a farlo dato che spesso non trova alternative decenti di mezzi pubblici per arrivare, dall’hinterland o dalle altre province, in città. Anche su questo si deve lavorare».