Aumentano da 18 a 23 in un anno le città “fuorilegge” in Italia quanto a concentrazione di smog e fra queste si sistema anche Napoli. Lo dice il Rapporto Mal’Aria di Città 2025 redatto da Legambiente che dipinge un quadro nient’affatto rassicurante per i cittadini. La “classifica” riguarda i centri urbani in cui sono stati superati i limiti giornalieri di polveri sottili Pm10 ed è stata redatta attraverso i dati raccolti da 50 centraline dislocate proprio per questo. In Campania il Rapporto è stato presentato ad Acerra dove volontari di Legambiente insieme alla Caritas diocesana territoriale hanno realizzato un flash mob con lo striscione «Ci avete rotto i polmoni».

Al primo posto per inquinamento atmosferico, secondo Legambiente, si conferma Frosinone che insieme con Milano sono maglie nere con 68 giorni di sforamenti. A seguire compaiono Verona con 66 e Vicenza con 64. Il rapporto rileva che «rispetto ai nuovi target europei al 2030 la situazione è ancora più critica: sarebbero fuorilegge il 71% delle città per il Pm10 e il 45% per l’No2 (biossido di azoto)». «Sforamenti registrati in più centraline nella stessa città – osserva Legambiente – sono il segno di un problema diffuso e strutturale in molte aree urbane».

Il fatto che Napoli non sia tra le primissime di questa graduatoria negativa è dovuto alla presenza del mare e alla conformazione del capoluogo regionale, adagiato e in pendenza. Tuttavia è alla voce della presenza nell’atmosfera del capoluogo di alte concentrazioni del biossido di azoto (No2) che la situazione precipita notevolmente. Le situazioni più critiche si registrano infatti proprio a Napoli (prima), poi a Palermo, Milano e Como. È qui, rileva Legambiente, che non si rispettano i nuovi valori di 20 µg/mc e «dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%».

Il report di Legambiente ha analizzato, naturalmente, anche i dati del 2024 nelle città campane, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) sia del biossido di azoto (NO2) in cui sono stati sempre disponibili i dati delle centraline dell’Arpac. Su 27 città campane monitorate, sono otto le città (9 le centraline in totale) a non rispettare il limite previsto per il Pm10 di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera inferiore a 50 microgrammi per metro cubo (Aµg/mc). Le città campane sono drammaticamente impreparate, per Legambiente, con livelli di inquinamento attuali ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030: ben 85% delle città mostra medie annuali del PM10 superiori ai limiti. Per quanto riguarda No2, su 29 città in cui sono stati sempre disponibili i dati delle centraline dell’Arpac, il 48% mostra concentrazioni medie annuali di No2 al di sopra degli obiettivi al 2030. Per quanto riguarda il PM2.5, su 21 città campane in cui sono sempre stati disponibili i dati delle centraline dell’Arpac, tutte mostrano concentrazioni medie annue di PM2.5 al di sopra degli obiettivi previsti al 2030.

In testa alla classifica delle «città fuorilegge» secondo la normativa vigente per il PM10 c’è Acerra, con 86 giorni di sforamento registrati nella centralina posizionata nella Zona Industriale e 54 giorni di sforamento registrati nella centralina della Scuola Caporale; seguono poi San Vitaliano (Scuola Marconi) con 58 giorni, Napoli (Ospedale Pellegrini) con 57 giorni, Volla (Via Filichito) con 49 giorni, Teverola (Via S.Lorenzo) con 45 giorni e Aversa (Scuola Cirillo) con 41 giorni di sforamento.

«Dobbiamo accelerare drasticamente il passo – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo». Legambiente ha presentato Mal’Aria nel giorno di avvio della sua campagna itinerante “Città2030, come cambia la mobilità” che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane – Napoli compresa – per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile e che renda le strade più sicure, a partire dagli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti.

fonte: Corriere.it