Poche auto, spesso introvabili, per un servizio costoso e insufficiente. L’Amat vuole disfarsi del servizio di car sharing e bike sharing. Il Comune vorrebbe darlo ai privati.

«O lo esternalizzate, oppure si farà un bando per trovare operatori esterni», il messaggio che arriva da Palazzo delle Aquile. E la società del trasporto pubblico non fa mistero di volersene sbarazzare per risparmiare due milioni di euro.

Sul fronte dei monopattini, invece, si attende l’esito del quarto bando in poco meno di due anni, ma intanto i circa duemila mezzi di 5 compagnie operano in regime provvisorio da gennaio del 2023, senza grandi investimenti e una strategia complessiva concordata con il Comune. Bastano questi due elementi per descrivere la giungla della mobilità sharing di Palermo. Nella città delle ataviche carenze strutturali del trasporto pubblico, la mobilità condivisa ed ecologica stenta a decollare e a fornire un’alternativa al trasporto su gomma e rotaia.

Nel 2024, Palermo è l’unica tra le grandi città italiane in cui il car sharing è totalmente pubblico. Da quando è stato lanciato, a marzo del 2009, il servizio è gestito da Amat e i numeri testimoniano che non sia mai decollato: le vetture sono appena 185, di cui 120, cioè i due terzi, sono utilizzabili da una stazione a un’altra e appena 15 sono in “ free floating”, cioè possono essere noleggiate e parcheggiate in qualsiasi punto della città. Gli iscritti sono 11.500 per 25mila noleggi l’anno. Per fare un confronto, Milano ha sei operatori con 2.146 auto per poco meno di 3,2 milioni di noleggi. Ma a rendere le auto introvabili a Palermo ha contribuito anche la politica di espansione del servizio dell’Amat.

Negli ultimi anni il servizio AmiGo è sbarcato a Catania, Trapani, Sciacca, Enna, Alcamo, Castellammare del Golfo, Castelvetrano e Pantelleria senza aumentare la flotta. Salvo poi fare un passo indietro per i costi impraticabili e circoscrivere il raggio d’azione a Palermo, Catania e i rispettivi porti e aeroporti, e anche agli scali di Trapani.

«Nel nuovo piano industriale e nel nuovo contratto di servizio da approvare entro fine anno abbiamo chiesto ad Amat delle risposte sul futuro del car sharing – dice l’assessore alla Mobilità Maurizio Carta – le soluzioni sono due: o la società esternalizza e si affida un partner privato, oppure dismette il servizio e si procede con un bando aperto atutti » . La strada della privatizzazione era stata già scelta dall’amministrazione Orlando, dopo la tirata di orecchie della direzione generale della Concorrenza della Commissione Europea, che aveva esaminato un ricorso del patron di Sicily ByCar Tommaso Dragotto. Ma nel febbraio del 2021 il bando era andato deserto.

Il bando dei monopattini, invece, è stato riscritto quattro volte, dopoche i primi tre sono stati bloccati da ricorsi delle società private. A giorni si dovrebbero aprire le buste per scegliere le tre società che per i prossimi 5 anni avranno diritto a mettere in strada un massimo di 500 mezzi l’uno. Ma da gennaio 2023, cioè 20mesi, le compagnie forniscono un servizio in modalità provvisoria. Con tutto quello che questo comporta. Intanto non si conosce – il Comune stesso non ha i dati – il numero effettivo di mezzi, ma solo quello massimo. Le cinque società attive – Lime, Bird, Link, Bit, Dott – possono schierare 500 mezzi l’uno e quindi il numero massimo è di 2.500 monopattini. « In regime provvisorio – dice Andrea Giaretta, general manager di Dott Italia – le società meno strutturate non possono fare grandi investimenti e programmazione sul servizio. Noi abbiamo puntato forte su Palermo che è una città in crescita con grandi potenzialità di mercato, non solo per i turisti ma anche per i residenti. Certo, troppi mezzi e troppi operatori rendono il servizio poco remunerativo » . Nel pieno della fase sperimentale a Palermo erano sbarcate 9 compagnie. Ma nel 2022, quando è finita la fase sperimentale, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sharing mobility, in città c’erano 7 operatori con 3.194 mezzi, per 2,2 milioni di noleggi, con cui sono stati percorsi 5,6 milioni di chilometri. «Con il bando che selezionerà tre operatori, le società forniranno un servizio integrato alla mobilità della città – dice ancora l’assessore Carta – in questo quadro le compagnie concorderanno alcune scelte con l’amministrazione, che ad esempio potrebbe chiedere loro dove e come effettuarlo».

Basta girare un po’ in città per constatare che il bikesharing dell’Amat Bicipa è un ex servizio. Nel senso che non è stato dismesso ufficialmente, ma da mesi non si vede in giro una sola bicicletta bianco- azzurra, mentre gli stalli sono stazioni fantasma. Anche in questo caso l’Amat ha più volte messo nero su bianco l’intenzione di disfarsene, per cui andrebbero rimossi i parcheggi che spesso si trovano abbandonati in luoghi storici della città, come la ciclo- stazione di piazza Bellini. Su questo punto la strategia del Comune è chiara. Due anni fa è stato pubblicato il primo bando sperimentale per i privati, con lo sbarco di tre società, Lime, Dott e Ridemovi. Eppure, due anni dopo, attualmente soltanto la prima ha delle bici in strada.

fonte: Repubblica