Inaugurata lo scorso 12 dicembre, la ciclabile «della Conoscenza» Termini-Sapienza (quasi 600mila euro stanziati dal ministero dei Trasporti per 750 metri di percorso) è già sottosopra: lungo il percorso riservato alle due ruote ecologiche che collega l’hub ferroviario sul lato di via Marsala all’ingresso principale dell’ateneo in piazzale Aldo Moro l’asfalto è irregolare e sdrucciolevole. In alcuni punti si notano grumi di bitume a causa dei lavori sulla rete elettrica (forse per riparare un guasto) effettuati dopo l’inaugurazione dell’infrastruttura che punta a incentivare la mobilità dolce e il decongestionamento in un’area ad alta densità di traffico.
Roma Servizi per la Mobilità ha precisato che la ciclabile Termini-Sapienza è ammalorata solo ed esclusivamente su un breve tratto. I danni sono stati provocati da interventi sulla rete idrica, in nessun modo correlati alla pista, ai quali non è ancora seguito un definitivo lavoro di ripristino sull’asfalto da parte dell’azienda competente nonostante i solleciti inviati in tal senso.
Il viaggio tra le piste ciclabili è una fotografia in chiaroscuro: se da un lato le corsie per le biciclette sono state in gran parte liberate dalla selva di erbacce e cespugli cresciuti a dismisura al punto di restringere la carreggiata e limitare la visibilità, dall’altro le condizioni del manto stradale non sono sempre adeguate sotto il profilo del decoro e della sicurezza.
Emblematico lo slargo sul marciapiede che costeggia, sul lato opposto, la ciclabile in viale della Moschea, dove spunta una mini discarica con un materasso, cartoni e resti di bivacchi. La pavimentazione si presenta piena di crepe nel tratto lungo viale di Tor di Quinto con i parapedonali arrugginiti e le biciclette del servizio in sharing buttate a terra (oltre al vademecum per i turisti servirebbe anche un decalogo con le più elementari regole di civiltà per i romani spesso indisciplinati e noncuranti del bene pubblico). Poco più in là è crollata la targa toponomastica dedicata a Egle Gualdi, riconosciuta partigiana con il grado di capitano e diventata dirigente comunista nel dopoguerra (in seguito è stata anche assessora all’Assistenza del Comune di Genova). È ridotta a uno scheletro, una cornice fantasma, pure l’edicola verniciata di bianco forse destinata ad accogliere un’insegna pubblicitaria.
Appare alquanto rovinata anche la pista ciclabile di un altro quartiere con alti volumi di traffico, Prati, in viale delle Milizie, mentre quella in viale Angelico è in condizioni migliori nonostante i numerosi rattoppi e le radici sporgenti dei platani che creano dislivelli e protuberanze.
Tra le più malconce la pista per le due ruote ecologiche all’altezza del Ponte di Ferro dove, malgrado l’incendio del 2 ottobre 2021 che ha distrutto l’infrastruttura, capolavoro di archeologia industriale, e i lavori di ripristino ormai in dirittura d’arrivo così complessi da richiedere l’intervento di esperti nordeuropei abituati a lavorare sulle piattaforme petrolifere, permangono gli accampamenti: sotto le arcate si contano parecchi giacigli tirati su con cartoni e materiali di risulta. Addossato al muro un igloo grigio con un passeggino lasciato fuori dal ricovero di fortuna.
Lungo la ciclabile Magliana-Marconi-Ponte di Ferro si notano altri insediamenti e mini discariche abusive di rifiuti abbandonati tra i canneti. Recintata con il nastro giallo di Roma Capitale l’area giochi in zona Magliana al momento inagibile. Nel frattempo, dall’associazione BiciRoma segnalano che nonostante il percorso ciclabile dal Circo Massimo verso Testaccio sia sensibilmente migliorato grazie al rifacimento dell’asfalto in viale Aventino e via della Piramide Cestia, «il tratto in piazza di Porta San Paolo è troppo malridotto, diventando quasi impraticabile e pericoloso oltre a dare un’immagine di degrado con i cordoli buttati qua e là».
fonte: Corriere.it