Ora basta, Roma è un cimitero: velocità e impunità continuano a uccidere » . E poco cambia se si è in macchina, scooter, monopattino o addirittura a piedi alla fermata dell’autobus. Sono 91 i morti sulle strade di Roma dall’inizio dell’anno, 8 solo da inizio luglio, praticamente uno ogni due giorni.
Un bilancio severissimo, che include anche chi dopo una lunga agonia non ce l’ha fatta. Secondo i dati in possesso del Comune, è al 2º posto in Italia per il tasso di mortalità e al 15º per quello dei ferimenti. Cifre in entrambi i casi in crescita.
Ancora più grave è la condizione dei pedoni: l’aumento è del 19,9% per i feriti e del 37,5% per i morti.
Ieri alle 19 diverse realtà, da Fiab, passando per Salvaiciclisti, hanno organizzato un presidio per dire « #bastamortinstrada » e per «chiedere alle istituzioni di fare tutto ciò che è in loro possesso, perché ad oggi solo il traffico e le code moderano la velocità » , dice Francesca Chiodi, presidente del Movimento Diritti dei Pedoni.
Adesso l’obiettivo del Comune è interrompere la scia di sangue. Per farlo il Comune ha stanziato 4,3 milioni, al fine di realizzare black points pedonali e mettere in sicurezza 30 punti critici. Tra questi l’incrocio tra via Ferdinando di Savoia e via Maria Adelaide, ma anche in viale Europa e viale Beethoven, nonché tra via Baldo degli Ubaldi e via Girolamo Vitelli, fino a via Quirino Majorana e via Oderisi da Gubbio, via di Vigna Stelluti, via Ojetti e via Jovine Francesco.
Le principali soluzioni che saranno attuate vanno dalla migliore definizione delle traiettorie (se ad esempio una curva è stretta e quindi pericolosa può essere modificata e resa più morbida), ma anche l’inserimento di nuova segnaletica orizzontale e verticale e il controllo della velocità che in quei punti sarà limitata e ridotta. E si parla anche di miglioramento della funzionalità dei semafori, degli spazi di sosta, della rimodulazione degli attraversamenti e dei percorsi pedonali. Si tratta, ha detto l’assessore capitolino alla Mobilità, Eugenio Patanè, di opere per «ridefinire lo spazio fisico esistente a vantaggio dei pedoni e della mobilità dolce, riducendo contestualmente quello oggi riservato alle automobili».
fonte: Repubblica Roma