C’è chi smonta una ruota e la porta via in ricordo della vacanza romana. Chi invece preferisce riverniciare l’intero monopattino o manomettere la centralina elettrica, impedendo quindi l’accensione del veicolo in sharing. Poi c’è chi punta ai cestini delle bici. Insomma, ogni giorno Lime, una delle tre società vincitrici del bando del Campidoglio, ha a che fare con i vandali e una media di 5 mezzi che l’azienda, recentemente multata per aver sforato il limite di mezzi presenti in centro storico, deve riparare a spese proprie.

C’è un divario importante tra le periferie e il centro città. Le regole del Comune stabiliscono che gli operatori vincitori della gara devono garantire il servizio di sharing in ogni quartiere, ma è proprio nelle zone decentrate che i veicoli vengono utilizzati meno. «E se vengono utilizzati poco — spiegano da Lime — è più facile che vengano vandalizzati. Se un monopattino o una bicicletta restano fermi per 12 ore è quasi certo che verranno manomessi. Se invece sono in circolazione è più difficile». Se i guasti si attestano attorno all’1% in centro, si arriva al 10% in periferie. «Non è una ritirata — sottolinea l’azienda — ma un monito affinché si lavori meglio e insieme».

C’è poi il fenomeno del lancio: bici e monopattini finiscono abbandonati lungo le piste ciclabili, soprattutto a ridosso del Grande raccordo anulare. Non percorribili in auto, costringono gli operatori ogni volta a camminare per mezz’ora a caccia del mezzo disperso, spesso con la centralina manomessa e quindi impossibile da individuare. Una volta trovato, capita che l’omino Lime debba avventurarsi tra gli alberi e l’erba alta per poi caricarselo sulle spalle e poi sul camion. La sera, poi, i monopattini vengono lasciati nei sottopassi e nei tunnel, dal Flaminio a Porta Pia, dove è il malcapitato operatore di turno a sfidare il flusso delle auto per rimediare ai danni dei clienti.

Ma non è finita qui. Almeno 10 volte al mese, monopattini e bici vengono individuati in giardini privati, specie in periferia. I guai stavolta sono per i clienti. Chi prenota il mezzo sull’app lo trova disponibile. Ma, arrivato sul luogo indicato sulla mappa, il mezzo non c’è. È custodito in un giardino o in garage.Altro che sharing: il furbetto lo vuole pronto all’uso, quando più gli serve. Il gioco è fatto. A complicare il quadro arriva chi ha l’abbonamento — con corse gratuite — e per tutta la giornata tiene il mezzo bloccato davanti al posto di lavoro. Il tribunale di piazzale Clodio è il più gettonato.

Scritte, scarabocchi e incisioni sono quindi all’ordine del giorno. Ma può anche capitare che un mezzo venga bruciato. In molti casi vengono manomessi i comandi, smontate centraline e batterie, ruote e cestini. Sulla pulizia del mezzo, i meccanici sono ormai specializzati: le officine hanno prodotti per cancellare scritte e dediche d’amore. I romantici si concentrano sulle biciclette.

Ma chi usa la mobilità in sharing? L’età media degli utenti è di 35 anni. Per il 60% a fruirne sono i romani, come mezzo di trasporto tra casa e il posto di lavoro, o per raggiungere i mezzi pubblici. Ma anche per una passeggiata. Il 40% sono invece turisti.

Il nodo resta la mancanza di infrastrutture. A piazza Augusto Imperatore si svilupperanno tre blocchi di stalli, per un totale di una trentina di parcheggi dedicati ai mezzi elettrici. Per Lime si tratta di «un esempio da replicare » . Anche per contenere la furia dei barbari.

fonte: Repubblica Roma