Il ponte di Ferro, che in realtà si chiama ponte dell’Industria, a 20 mesi dalla sua chiusura, e dopo poco meno di 500 giorni di lavori veri e propri, ieri è stato riaperto alla circolazione. Tornano così collegati in pochi istanti due quartieri, Ostiense e Marconi, separati fisicamente per lungo tempo. Rinnovato e inaugurato dal sindaco Roberto Gualtieri,
Eppure non è stato facile. Anche se mancano ancora i due iconici arconi gemelli e non è stata nemmeno conclusa una delle due passerelle ciclopedonali laterali, quello che ieri ha riaperto è letteralmente un nuovo ponte, costato ben 18 milioni. La sua struttura, lunga 130 metri, è praticamente identica a quella realizzata nel 1863, andata a fuoco il 2 ottobre 2021. Il ponte necessitava di un rinnovo quasi totale: le fiamme avevano indebolito la struttura, obbligando le autorità a imporre il divieto di transito ai mezzi più pesanti di 3,5 tonnellate nei pochi mesi in cui era stato riaperto alle auto, dopo il rogo. Quello di oggi, al contrario, è un viadotto realizzato per poter sopportare 26 tonnellate di peso, grazie ai piloni infilati nel letto del Tevere, a una profondità di 60 metri, con le stesse tecnologie usate da un’azienda norvegese specializzata nelle perforazioni oceaniche per le piattaforme petrolifere.
Sopra potranno passare autocarri e autobus, con due nuove linee gestite da Atac: la 96 e la 780, entrambe con lo stesso capolinea a piazzale dei Partigiani ma dirette una a Corviale e l’altra all’Eur.
Come accennato, poi, accanto alla carreggiata stradale, larga 8 metri, sono state predisposte due passerelle per pedoni e ciclisti: la prima è già percorribile e ieri è stata presa d’assalto dai passanti. Per la seconda bisognerà attendere qualche settimana. Per vedere gli arconi originali collocati sul ponte, infine, per Anas, che si è occupata dei lavori, sarà necessario aspettare settembre. Oggi sono in restauro, “ spiaggiati” sulle banchine. Appena torneranno sul viadotto permetteranno la riapertura della ciclabile del Tevere.
« Quello appena concluso è stato un intervento straordinario per complessità ingegneristica e per i tempi di realizzazione — ha commentato Gualtieri — Avevamo due scelte davanti a noi. Potevamo restaurare alla meno peggio il vecchio ponte, bruciato oltre tre anni fa, senza però permettere il passaggio di bus e mezzi pesanti. Grazie alle risorse per l’Anno santo e a quel metodo Giubileo, per il quale voglio ringraziare il sottosegretario Mantovano, abbiamo invece scelto di rifare un vero e proprio nuovo viadotto».
Tra pochi mesi il Ponte di ferro tornerà ad avere il suo tradizionale aspetto. Così come lo aveva progettato l’ingegnere belga Louis Hach nella seconda metà dell’ 800. Un’opera, tra l’altro, costruita in Inghilterra nel 1862 e poi trasportata in pezzi in città l’anno successivo. In una Roma, ancora non Capitale, dove regnava papa Pio IX. Il nuovo ponte ricorderà ai romani la sua breve e incompiuta storia industriale, riportando auto e ciclisti all’Ostiense e poi a Testaccio, un tempo quartieri operai e oggi distretti della cultura, del buon cibo e della vita notturna.
fonte: Repubblica