Le gomme sgonfie, i vetri appannati dalla sporcizia se non proprio rotti, e la vernice della carrozzeria ormai opacizzata dalle intemperie. E poi le decine di volantini sotto i tergicristalli, come pure la spazzatura infilata sotto l’abitacolo che, evidentemente, nessuno sposta da tempo. Sono i segnali dell’auto abbandonata, un relitto urbano arenato dove capita, strisce blu, bianche o spazio privato. A Roma sono tantissime, nessuno le ha censite.

Però secondo Anselmo Calò, presidente dell’Ada — Associazione nazionale demolitori autoveicoli — «sono circa 18 mila». Le vedi in tutta la città, dal centro a Primavalle al Nuovo Salario, ovunque, talvolta «adottate» dai residenti che ormai ci hanno fatto l’occhio. Più spesso odiate da chi la sera rientra a casa in auto ed è costretto a fare un giro immenso perché non ci sono parcheggi disponibili, così inevitabilmente si trova ad imprecare per quella macchina piazzata lì, da sempre.

Anche quella fa parte della sedimentazione di abbandoni andati avanti per anni, con proprietari che non ci sono più, che non sono reperibili o che magari non sono nelle condizioni di recuperare il mezzo spiaggiato da mesi, alle volte lustri. Va detto che a Roma ci sono 1,8 milioni di auto, dati Aci, e ogni anno 100 mila raggiungono fine vita, cioè vengono radiate, la targa ritirata come certificato di morte, e non risultano più. Ma i fattori per cui l’auto, anche con targa avvitata sul parafango, resta ferma e poi non viene rimossa sono molteplici. Proprietà di cittadini stranieri che non sono più nella Capitale, chissà se tornati nel paese d’origine. O di persone defunte, i cui eredi hanno rinunciato all’auto perché il suo valore è ormai inferiore a quello delle multe ad essa collegate. «Ma soprattutto — conferma l’Ada — appartengono a soggetti che si sono visti recapitare a casa un fermo amministrativo per Tari o bollo non pagati». Ed è proprio in questo terzo caso, il più frequente, che la faccenda si complica di brutto, perché si lega ai bilanci degli enti locali e alla difficoltà di cancellarle dal Pra (Pubblico registro automobilistico) per poi procedere alla rimozione.

Nel senso che i Comuni, non solo Roma, ci pensano due volte prima di toglierle dalla strada anche se, di fatto, sono considerate un rifiuto speciale pericoloso e l’abbandono in teoria è punito severamente, anche con tre mesi di detenzione e multe fino a 26 mila euro. Restano lì un po’ per i costi elevati dello smaltimento (circa 150 euro più i 60 giorni di sosta dal demolitore), ma soprattutto perché ogni auto con fermo amministrativo corrisponde, sì, a un debito del proprietario con l’Agenzia delle entrate, ma anche a un credito che il Comune può vantare sui bilanci. Un credito che, se scompare insieme alla macchina, può creare pericolosi buchi nei conti. Il tema è anche oggetto di alcune proposte di legge al momento sotto esame del Mef, che tengano insieme una copertura per il via libera a rimozioni di massa e le necessità di bilancio degli enti locali. Ma il punto d’equilibrio ancora non è stato trovato.

Quindi, anche a Roma, si procede lentamente, su segnalazione dei cittadini e proprio quando non se ne può fare a meno, cioè se il veicolo intralcia il traffico o interferisce con la sicurezza stradale. Così i vigili nel 2024 hanno verificato 3100 segnalazioni e, dopo accertamento, hanno rimosso 2 mila auto. E, da gennaio ad aprile di quest’anno, sono stati rimossi 800 veicoli dopo 1100 segnalazioni. Tutte le altre auto non si toccano. Come i bilanci.

fonte: Corriere.it