Dalla Laurentina a viale della Serenissima si corre ancora. Troppo. Oltre ogni limite. Anche quando non c’è nessuna necessità. Per questo dietro ogni pedone investito (sono dieci quelli morti dall’inizio dell’anno) spesso si nasconde la cronaca di una tragedia annunciata. «Nessuno rispetta i limiti di velocità », spiegano gli attivisti di Salvaiciclisti, l’associazione di ciclisti urbani che ha acquistato un misuratore di velocità proprio per monitorare il traffico.
L’obiettivo è chiaro: dimostrare che il problema della velocità non è semplicemente una percezione, ma un dato di fatto con cui prima o poi anche l’amministrazione capitolina dovrà confrontarsi.

«Siamo tornati in via Monte Cervialto il giorno dopo che un pirata della strada ha ucciso F.S., esattamente alla stessa ora. E ci siamo ritrovati di fronte a un’auto che andava a 105 chilometri orari». Il barbiere, travolto la sera del 27 febbraio mentre attraversava sulle strisce, volò per oltre 20 metri. La sua morte ha lasciato sotto choc i residenti, ma non gli automobilisti, che continuano a correre come prima. «Attraversare è un terno al lotto anche con il verde », racconta un anziano di sabato mattina, mentre a fatica riesce a raggiungere l’altro lato della carreggiata.

Le cose non vanno meglio in via Laurentina, di fronte all’ingresso del centro commerciale Maximo, dove lavorava D.G., la 19enne uccisa il 25 febbraio. Aveva appena staccato dal lavoro quando ha attraversato in fretta per non perdere l’autobus ed è stata investita da un’auto mentre si trovava sulle strisce pedonali.
Repubblica è tornata sulle stesse strisce a un mese di distanza e nulla è cambiato. Il limite sulla strada, che attraversa un’area urbana, è di 50 chilometri orari. Eppure, tra le 9:50 e le 10:20 di sabato mattina, sono più di 40 le auto che viaggiano lanciate a velocità superiori. C’è la Smart che viaggia a 64 chilometri orari, il taxi che vola senza passeggeri a 70 km e una Volkswagen che sfreccia a 80 chilometri orari con il semaforo arancione. La statistica è approssimativa per difetto, perché lo strumento di Salvaiciclisti non permette di intercettare più auto contemporaneamente. Ma è indicativa, perché quasi nessuno viaggia sotto il limite consentito.

Per il codice della strada, insomma, la maggioranza delle auto che viaggiano qui sarebbe da multare. In assenza di autovelox e tutor fissi ognuno fa quello che vuole. «Senza considerare che il conducente deve comunque ridurre la velocità in prossimità degli attraversamenti pedonali, a prescindere dal colore del semaforo. Lo dice l’articolo 141 del codice della strada», sottolinea Francesca, una delle cicloattiviste. «Tra 40 chilometri e 70 il tempo di frenata cambia di molto». Se fosse stata rispettata la norma, insomma, forse Daniela sarebbe ancoraviva. Chi l’ha investita, infatti, non ha nemmeno frenato, trascinandola per oltre 20 metri.

La situazione è ancora più drammatica in via Giuseppe Antonio Andriulli, strada di raccordo tra via della Serenissima e via Filippo Fiorentini, a ridosso dell’A24. Qui, la notte del 10 gennaio, è stata uccisa C.V., falciata da un’auto mentre attraversava la strada. Il limite sarebbe di 50 chilometri orari. Ma in 45 minuti sono più di 85 i veicoli che viaggiano a velocità spedita.
A sfiorare la velocità massima èun suv che tocca i 90 chilometri orari. «Questa è un’autostrada a sei corsie, tre per ogni senso di marcia. Le auto corrono come se non ci fossero persone » , commenta amaramente Stefania di Salvaiciclisti, che annota i dati sul taccuino. Su questa strada i semafori sono a chiamata. Ma qualcuno con un cacciavite ha disconnesso i fili elettrici di uno degli impianti. Chi non si affretta, rischia di rimanere incastrato nel salvagente centrale. E per attraversare è costretto a chiedere aiuto ai passanti: « Scusi mi può chiamare il verde?».

Fonte: Repubblica