Cinque stazioni della metro A (San Giovanni, Vittorio Emanuele, Repubblica, Barberini e Spagna), che incrociano punti nevralgici per gli spostamenti in Centro, sono inaccessibili alle persone con disabilità motoria: progettate negli anni Ottanta, sono infatti sprovviste di ascensori e montascale. In tempi recenti non si è mai ragionato su come sanare una ferita che stride con la vocazione inclusiva di Roma, ancor più se si pensa all’imminente Giubileo e ai richiami di Papa Francesco sulla necessità di dedicare maggiore attenzione ai poveri e alle persone in condizioni di fragilità.

Il fatto che cinque stazioni della metro A siano off limits in alcuni dei luoghi più visitati dai turisti dove si concentrano numerosi servizi di pubblica utilità riflette una concezione datata e criteri vetusti ereditati da un’epoca in cui era scarsa la sensibilità per il tema della disabilità e l’abbattimento delle barriere architettoniche: se non fosse che al modello strutturale ormai anacronistico si sommano le carenze manutentive degli ultimi 20 anni.

Emblematico il caso della stazione San Giovanni, vicino all’omonima basilica tra le più importanti del circuito giubilare, munita soltanto di scale mobili (una ieri era fuori uso) che però non possono essere utilizzate dalle persone in carrozzina. Dietro le grate del cantiere si intravede lo scheletro dell’ascensore di collegamento tra la A e la C che – fanno sapere da Atac – «sarà in funzione dopo il Giubileo quando termineranno i lavori di riqualificazione». Al momento gli unici ascensori disponibili a livello stradale sono in via La Spezia, in prossimità della stazione Lodi della metro C che dista un chilometro a piedi da largo Brindisi.

Nessun impianto di discesa e risalita anche a Vittorio Emanuele, nel popoloso rione Esquilino, dove un operatore ammette: «Qui ascensori e montascale non ci sono… semmai quando rifaranno la stazione…». Proseguendo lungo la tratta in direzione Battistini (Repubblica, Barberini e Spagna presentano le stesse criticità “di default”), e dopo aver saltato la fermata Ottaviano chiusa per lavori, si arriva a Lepanto, dove il montascale non funziona.

Problemi analoghi a Cipro, dove gli ascensori interno ed esterno (come segnalato sul sito di Atac) sono fuori servizio e una scala mobile è sbarrata da un nastro per lavori di manutenzione. Facendo il viaggio a ritroso proviamo a cambiare linea: scendiamo a Termini, saliamo sulla B e usciamo a Cavour dove il montascale in direzione Laurentina non è attivo. Attraversiamo la strada e ci dirigiamo verso l’altro ingresso in piazza della Suburra che per i disabili in carrozzina è raggiungibile soltanto attraversando il rione Monti lastricato di sampietrini, ulteriore elemento di difficoltà nel tragitto da girone dantesco tra marciapiedi sconnessi e auto in sosta selvaggia.

Dall’alto la stretta e tortuosa scalinata di raccordo con il piano stradale è proibitiva per chiunque abbia problemi di mobilità ma anche per le donne sole con bambini e gli anziani. Atac assicura che grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro di fondi giubilari oltre 20 tra montascale e servoscale sulla linea A «sono stati tutti sostituiti e saranno riattivati al massimo entro un paio di settimane».

Da via Prenestina sottolineano inoltre di aver recuperato il pesante deficit manutentivo ereditato dalle precedenti gestioni: «Solo pochi anni fa gli impianti disponibili erano meno del 70 per cento, al momento abbiamo superato il 90 per cento e confermiamo l’obiettivo del 95 per cento di impianti funzionanti entro la fine dell’anno». Resta il nodo delle stazioni con carenze storiche, dove si possono soltanto «suggerire soluzioni alternative con assistenza dedicata». Nel frattempo, sono in fase di completamento i lavori di sostituzione di 55 impianti di traslazione(20 ascensori e 35 scale mobili) sulla linea B, molti arrivati a fine ciclo (la scadenza è trentennale).

fonte: Corriere.it